Sa proposta/Per far risorgere la democrazia in Italia ripartiamo dai cittadini del No, ...

...quella è la Politica (maiuscola) S. Srettis su Libertà e Giustizia

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  1. Paolo Barbieri 72
     
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    http://www.libertaegiustizia.it/2017/02/01.../#comment-46620
    CITAZIONE
    prof. S. Settis: "Il paradosso è che, pur con queste forze in campo, il fronte “costituzionale” del No, è inutile negarlo, non ha un vero baricentro programmatico."

    Non posso condividere questa affermazione del prof. Settis. Credo che il "baricentro programmatico" sia corposo ed evidente.

    A confortarmi è proprio il prof. Settis, che al capitolo 7° del suo libro "Azione Popolare Cittadini per il Bene Comune", a pag. 202, scriveva concetti anche emozionanti: "Quest'orizzonte dei desideri...non è un'utopia astratta. Corrisponde a un progetto per l'Italia, il progetto della Costituzione... Ha ragione Calamandrei: la Costituzione è ancora incompiuta, ma è un progetto concreto, e proprio per questo tocca a noi portarlo a termine. ... La Costituzione siamo noi, i Cittadini. Spetta a noi lottare perchè essa non sia un'utopia destinata a morte certa, ma diventi la vera agenda della politica."

    Il baricentro programmatico è la Costituzione da compiere, che si identifica con il Paese da trarre dalla palude. Il loro destino è comune e va sottratto dalla cure disastrose di una casta mediocre, offensiva e intollerabile. È del tutto inutile argomentare di un partito o dell'altro perché il livello medio è infimo e nell'impossibilita di condurre dignitosamente un grande paese.

    E questo onere non può che competere a chi abbia il rigore morale e culturale, le competenze e l'orientamento al bene comune indispensabile per quelle funzioni. E sono le persone emarginate dalle istituzioni e costrette nelle piazze a cercare di mantenere in vita i valori costituzionali, mentre in Parlamento entrava gente da galera e quel Razzi da avanspettacolo.

    E c'è un modo semplice e lineare per tenere vitale quell'aggregato sociale infondendogli entusiasmo e fiducia, proprio assegnandogli quella "iniziativa delle leggi, mediante la proposta, da parte di almeno cinquantamila elettori, di un progetto redatto in articoli." (art. 71) sotto la saggia guida dei professori che hanno dato vita ai Comitati, per proporre leggi e riforme intrise del loro rigore, le più attese dai Cittadini, le più opportune per il Paese, sostenendole con una "formale petizione alle camere", art. 50, che le contenga tutte, imponendole con milioni di firme largamente disponibili consideranso quel 95% di Cittadinanza che dichiara al CENSIS, come da lustri alla DEMOS di I. Diamanti, di disprezzare l'offerta politica attuale. % confermate dalle analisi delle astensioni e dei flussi elettorali come dalle cronache che ci dicono che 9 cittadini su 10 stanno col dr Davigo quando afferma che la casta è rimasta quella del 92, solo più raffinata nelle malversazioni.

    La Cittadinanza cerca AFFIDABILITA'!

    Tocca ai promotori dei Comitati e del CDC, da ora col 71 e 50, poi con una Lista Civica Nazionale da essi partecipata e/o garantita, capace di raccogliere suffragi maggioritari alle politiche per continuare dal Parlamento il lavoro avviato, e dare modo alla politica di rigenerarsi migliore con un po' di astinenza dal potere.
     
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  2. Henri Schmit
     
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    Con tutto il rispetto, anzi con simpatia, non capisco il messaggio del professor Settis, non vedo alcuna proposta che faccia seguito al titolo dell'articolo. Non solo Brunetta, ma (presumo) 9 elettori su 10 che hanno votato NO l'hanno fatto per motivi strumentali, per contestare Renzi e il suo governo. E l'hanno fatto legittimamente visto che il referendum era a tutti gli effetti un plebiscito voluto dalla maggioranza, dal suo capo che proponeva nuove regole che dovevano garantire di mantenersi al potere per altri cinque o dieci anni. Punire chi abusa della prerogativa dell'esecutivo è una cosa, difendere (il testo e lo spirito de) la costituzione né è un'altra, più ambiziosa. Francamente vedo male quale movimento politico possa nascere dalla vittoria del NO. A parte il M5S che crede esserne uscito rinforzato. Meglio lasciare la costituzione quella che è, la legge suprema che unisce tutti, e che tutti possono comunque voler migliorare in un senso o nell'altro, o per precauzione non toccare. Questo significa che bisogna anche lasciare le porte aperte ai cittadini di buona volontà che per una ragione confessabile e per un'altra hanno votato SI. Non commettiamo lo stesso errore dei promotori della riforma fallimentare (nel contenuto, nel metodo e nel risultato). Ma facciamo di tutto per evitare che Renzi e la sua cricca che hanno creato grandi danni adesso sotto gli occhi di tutti (banche, deficit, UE, disoccupazione, povertà, minor crescita, fuga degli investimenti) possano tornare là da dove li abbiamo cacciati.

    Il valore costituzionale più importante da difendere ADESSO è il diritto elettorale degli articoli 48, 51 e 67. Concretamente significa andare sulle barricate per impedire che si usino capolista bloccati. PF CAsini - che sulle regole elettorali ha sempre votato come tirava il vento - ha affermato pochi anni fa in una conferenza, quando tutti erano d'accordo che bisognava cambiare il Procellum, che l'abolizione delle preferenze, le liste bloccate, l'assenza di reponsabilità degli eletti davanti agli elettori avevano "cambiato il DNA della gente presente in parlamento". I parlamentari non sono più disponibili, interessati a fare bella figura davanti alle delle telecamera e ai microfoni, perché intanto dipendono ciascuno da un uomo solo. Lo diceva Casini! Oggi la sua analisi semplice e schietta è più convincente che mai.

    Per evitare le barricate, raccogliamo firme per abolire i capolista!

    Non inizio io, perché avevo tentato un paio di anni fa su change.org di far rispettare il diritto elettorale individuale, non solo violato dal Parlamento, ma neppure protetto dalla Corte costituzionale (sin dalla sentenza 1/2014); purtroppo mi sono fermato a meno di 100 firme.
     
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    Faccio notare che in materia di legge elettorale il lancio di una nuova raccolta di firme è fra le iniziative più a breve termine approvate dalla Assemblea Nazionale (in realtà si chiama "Assemblea dei Comitati Territoriali", ma chiamarla Assemblea Nazionale fa molto Rivoluzione Francese!) dell'ultimo Piovoso ... ehm volevo dire gennaio :)

    Ho già riportato il documento finale qui: http://coordinamentodemocraziacostituziona....it/?t=73629954

    Quanto a Settis non entro nel merito, dico solo : ma quanti cribbio di Archeologi ci abbiamo fra noialtri? Non erano già gli Storici dell'Arte abbondantemente al di sopra della soglia di guardia? Pure gli Archeologi? :lol: :lol: :lol:
     
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  4. Paolo Barbieri 72
     
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    Per quel che ho letto c'è l'intenzione di avviare una raccolta di firme per "chiedere alla casta una legge elettorale proporzionale" (perchè più rispondente all'indirizzo della Carta, peraltro già sperimentata e abbandonata per le sue disfunzioni) e non sotto una proposta completa e bollinata dai promotori dei Comitati e del CDC, come sarebbe logico per sottrarre questo importante compito alla mediocrità e al tornaconto della maggioranza di turno.

    E ripropongo:

    "E' un "obbligo democratico" sottrarre all'arroganza della maggioranza pro tempore di turno, la scelta di una sempre nuova legge elettorale conforme al proprio tornaconto, per una scelta definitiva e neutrale. Ma la prima domanda a cui essa deve rispondere, è la capacità di costringere i partiti a scegliere candidati eccellenti e non famigli, servi o complici, la capacità di impedire alla mediocrità l'accesso al Parlamento, che deve essere riservato a portatori di storico rigore morale e culturale. E quella che pare avere le maggiori possibilità di fare da filtro efficace, è l'uninominale di collegio che induce il confronto più tra persone ben conosciute alle cronache del piccolo collegio di residenza, che tra gli orientamenti socio-politici dei partiti. Se poi fosse a doppio turno, al primo salverebbe il pluralismo e al secondo la governabilità. E lo stretto rapporto col territorio garantirebbe realmente e non solo formalmente, la rappresentanza anche agli astenuti!"

    Edited by Paolo Barbieri 72 - 3/2/2017, 09:11
     
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  5. Henri Schmit1
     
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    "La prima domanda deve essere, secondo il documento, come costringere i partiti a scegliere candidati eccellenti." Non ci siamo! Spetta ai cittadini scegliere i parlamentari, non ai partiti, che fanno come meglio credono, possono pure essere obbligati a una certa democrazia interna, ma non si possono sostituire ai cittadini-elettori. Vedo male come i professori interpreti o ex-membri della corte costituzionale o loro amici si mettano a criticare le sentenze. La Corte è co-responsabile della situazione disastrosa in cui ci troviamo. Lo conferma con la pessima sentenza di bocciatura parziale dell'Italicum.
     
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    Per come leggo io il documento nazionale di gennaio, intanto c'è l'intenzione di attivarsi. E questo è buono.
    Poi c'è -mi pare- l'intenzione di essere aderenti a ciò che lo scenario (e i tempi tecnici) suggeriscono essere praticamente ottenibile.

    Secondo me anche con obiettivi così circoscritti (un po' più o un po' meno di criterio proporzionale, un po' più o un po' meno di liste bloccate) c'è sia da discutere al nostro interno (cosa se io sono ben informato che è già partita nelle varie realtà locali) sia da soppesare bene i modi per esercitare una pressione morale e civile adeguata e nel momento giusto. Non proprio cose scontate per una organizzazione non strutturata. E' anche un modo soft per vedere se esiste davvero una capacità anche propositiva oltre il NO e vedere in quale direzione prevalente essa potrebbe andare, considerato che fra di noi ci sono anime così diverse. Per essere chiaro: perderemo inevitabilmente dei pezzi dal nostro interno non appena ci schiereremo e raccoglieremo firme per proposte precise che non siano solo "contro", ma penso anch'io che sia il momento di provare a vedere se c'è la possibilità di farlo.
     
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  7. Paolo Barbieri 72
     
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    L'"Assemblea Costituente" dai Liberali ai Comunisti, si riconobbe all'85% nella Costituzione che fu un compromesso di alto livello. Del pari credo che ad un compromesso di alto livello si possa giungere anche tra i professori promotori del CDC e dei comitati.

    Ed è fuori di dubbio che la Cittadinanza, assetata di affidabilità, indignata fino all'anima più profonda, avvilata da un degrado e un declino che non si arresta, offesa da una governance vergognosa, seguirà con pieno entusiasmo qualunque sintesi proposta dal CDC, pur di scrollarsi di dosso tanta mediocrità ed evolvere l'indignazione in una ribellione costituzionale e costruttiva.

    E' di un'evidenza lapalissiana! Il CENSIS, la DEMOS, le analisi dei flussi e delle astensioni dal voto, le cronache quotidiane ce lo mettono davanti agli occhi ogni momento: non è possibile che anche i portatori di rigore siano ciechi e sordi...
     
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  8. Henri Schmit
     
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    Fuori dai denti: l'Italia è l'unico paese (occidentale, democratico, liberale e sociale) dove numerosi profesori di diritto costituzionale argomentano a favore di un diritto dei partiti di selezionare i candidati e di nominare tutti o alcuni deputati. C'è chi sostiene che il voto di preferenza della così detta prima (secondo me unica, sempre la stessa) repubblica abbia favorito mafie e gruppi d'interesse privati. Tale difesa è passata in certezza del giudicato con l'ominosa sentenza Saccomanni della Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo. Una vergogna per l'Italia, per il governo dell'epoca che ha difeso la gustificazione dell'assenza di preferenze e per la stessa Corte, che non serve a nulla, perché non garantisce i diritti più elementari. Chi nomina i giudici, a Stasburgo e alla Consulta? Non c'è da stupirsi se questi giudici difendono poi gli interessi dei loro autori. Se la Corte EDU avesse dato torto al governo italiano, avrebbe permesso ai cittadini tedeschi di contestare la metà nominata (in base a una legge in vigore da oltre mezzo secolo) dei loro deputati. Ma c'è qualcuno che ragiona con la testa, per difendere i diritti politici elementari conquistati 200-300 anni fa, o siamo tutti servi di non so quale cupola di illuminati?
     
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    Mi perdonerete, l'ho scritto e detto tante volte che l'argomento legge elettorale proprio non mi appassiona (per via di una cinica rassegnazione fondata sia sull'esperienza personale sia sulla lettura non solo di quei due o trecento anni dei quali si diceva, ma di buoni buoni due o tre millenni di tradizione occidentale), nondimeno vediamo di mettere un po' le cose in fila, se mi permettete.

    Questi sono i passaggi del documento di gennaio che ci interessano con più urgenza:

    ( . . . )
    Con le deformazioni della Costituzione è stato bocciato anche l'Italicum, fin troppo simile al porcellum. L'Italia deve dotarsi di un nuovo sistema elettorale, coerente per Camera e Senato, che consenta agli elettori di eleggere tutti i parlamentari con voto proporzionale (così vanno eletti i rappresentanti in ogni altra sede rappresentativa come province e aree metropolitane) rimettendo in equilibrio rappresentanza e governabilità e rispettando i principi fondamentali della Costituzione.
    ( . . . )

    Il nostro impegno sarà centrato nei prossimi mesi su:
    ( . . . )

    -Legge elettorale proporzionale, diritto degli elettori di eleggere tutti i loro rappresentanti, modifiche per il voto all'estero;
    ( . . . )


    Direi che sono stati posti alcuni punti fermi, senza compromettere un possibile ulteriore dibattito: non mi sembra poca cosa né malfatta.

    Ora, il rischio è che persino noi tutti ci si sieda buoni buoni attorno all'idea che -stante l'acclamazione del criterio proporzionale e l'auspicio di una coerenza nel sistema di Camera e di Senato- i soliti noti che in vari tempi volevano stravolgerci la Costituzione possano essere lasciati brigare -come in effetti hanno già cominciato a fare- per estendere al Senato il criterio di capilista bloccati, invece di armonizzare le due leggi elettorali (separatamente emendate dalla Corte) nella direzione di sopprimere da entrambe qualsiasi tipo di predefinizione dei candidati che debbono prioritariamente risultare eletti indipendentemente dalla distribuzione dei voti di preferenza entro la lista.

    Beh, se è di questo che stiamo parlando (di armonizzare la legge elettorale emendata dalla Corte per la Camera similmente a quella emendata dalla Corte per il Senato non estendendo i "posti sicuri" per i "nominati" ma cancellandoli) diciamolo più esplicitamente, ma non (solo) qui: si stanno celebrando le assemblee territoriali, sosteniamo in quelle sedi (e poi veniamo a raccontare qui come sta andando :) ) un ripudio totale verso l'idea di capilista bloccati, contiamoci, rendiamo di fronte al Paese la nostra testimonianza morale e poi si vedrà.
     
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  10. Henri Schmit1
     
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    Chi dice proporzionale intende partiti, non altre proporzionalità che pure meritano essere rispettate. Il voto di lista (cioè di partito) è un problema enorme. È un errore snobbarlo come irrisolvibile. Bisogna insistere perché è molto insidioso. Il voto nazionale di lista porta al frazionamento del panorama politico in tanti piccoli partiti. Le contromisure (soglie e premi) sono difficili a giustificare; limitano le libertà elettorali. I modelli per soluzioni di massimo rispetto dei diritti elettorali esistono. Bisogna accettare la divisione del corpo elettorale in collegi. E applicare nei collegi il voto unico che vale per la lista e per il candidato. Siamo ovviamente liberi di ignorare tutto, teoria ed esperienze degli altri, e di proseguire sulla nostra strada. Anche l'omogeneità delle leggi per le due camere è una verità fasulla. Che senso ha avere due camere elette nello stesso modo? Durata, numero dei membri, età minima attiva e passiva sono intenzionalmente diversi. I costituenti hanno inoltre aggiunto per il senato la condizione della base territoriale, un criterio ben diverso della proporzionalità fra liste o partiti. Ma non c'è un costituzionalista, uno solo, che guarda la realtà in faccia? L'omogeneità delle due leggi elettorali è un'invenzione per superare i bicameralismo senza modificare la costituzione. Ho sentito un paio di mesi fa ad una conferenza il senatore Walter Tocci, cofondatore di cdc, che sembrava dire quello che sto ricordando qua. Conclusione: sono preoccupato dell'improvvisazione con la quale si tratta la questione dei diritti elettorali. So che non posso contare sulla Corte costituzionale. Temo di non trovare maggiore rassicurazione in cdc.
     
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    CITAZIONE (Henri Schmit1 @ 3/2/2017, 18:38) 
    . . . L'omogeneità delle due leggi elettorali è un'invenzione per superare i bicameralismo senza modificare la costituzione. . .

    Ahah! :D questa frase più o meno precisa credo di averla detta a metà degli anni Ottanta, di fronte al tentativo di allora di soppressione del bicameralismo e ad un certo buonismo nell'opporvisi :o: .

    No, non credo che oggi il CdC sia pronto per fare una battaglia del genere, nella direzione di un intenzionale sparigliamento della composizione delle due Camere.
    Per conto mio felice di sbagliarmi, ma altrimenti amen.

    Però contro i capilista bloccati la battaglia si può fare, se nelle istanze locali la nostra base si accende su questo tema: la sintesi nazionale rappresentata dal documento di gennaio su questo è debole ma propositiva. Dice "diritto degli elettori di eleggere tutti i loro rappresentanti" e qui eleggere sta indubitabilmente per scegliere, come in queste stesse ore l'avvocato Diaz attentamente ci ricorda in un suo importante post di un'altra discussione del Forum.
     
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  12. Henri Schmit1
     
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    Grazie delle informazioni aggiuntive purtroppo poco rassicuranti sul diritto di voto. Sull'omogeneità sto solo ricordando la razionalità della costituzione del 1947. Non difendo il bicameralismo scelto allora per incapacità di mettersi d'accordo su una soluzione più sensata. Domani ci saranno almeno dodici, forse venti, partiti in parlamento. Una coalizione di governo dovrà fare i conti con numeri per forza DISOMOGENEI nelle due camere. Questo è una conseguenza della logica di lista in un sistema bicamerale paritario. L'unica soluzione consiste a ripristinare e rinforzare il libero mandato e la responsabilità individuale dei deputati. Questo NON è incompatibile con un voto di lista, a patto di stare molto attenti. Le due questioni da me sollevate sono correlate. La logica di lista che tende a restringere il libero mandato aumenta il rischio di maggioranze strutturali disomogenee. Nessuno contesta che conviene superare il bicameralismo paritario. Abbiamo evitato il superamento voluto da Renzi. Evitiamo pure l'inganno o l'illusione dell'omogeneità attraverso due leggi elettorali proporzionali di lista. La soluzione è la libera scelta e il libero mandato, con o senza liste. In conclusione: è la logica di lista restrittiva dei diritti individuali che esalta la disomogeneità.
     
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    CITAZIONE (Henri Schmit1 @ 3/2/2017, 20:57) 
    . . . Nessuno contesta che conviene superare il bicameralismo paritario. . .

    Io sì :) .

    Il bicameralismo paritario è una scelta ragionevole che abbiamo fatto nel 1947 (dopo averne dibattuto adeguatamente) e che non ha senso cambiare così presto in assenza di novità importanti (come potrebbe per esempio essere una futura più profonda integrazione politica della Repubblica nell'Unione Europea).
    Gi assetti costituzionali si devono toccare sempre il minimo possibile e in una ottica di durata di lunghissimo periodo.
    Il problema è semmai quando il bicameralismo paritario (che è una assai ragionevole cosa, quantomeno non peggiore del suo opposto monocameralismo) viene per forzatura trasformato in bicameralismo perfetto (camere che non solo si occupano della medesima cosa con uguali poteri -il che è non è male- ma che anche sono elette nell'identico modo da parte dell'identica e contemporanea base elettorale -il che è una evidente perversione).
    Paritario è un conto, è il famoso piattino che soccorre la tazzina del tè di settecentesco dibattito, ma perfetto diventa una palla al piede.
     
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    La primavera 2016 è stata una lunga maratona di raccolte firme sia per petizioni (quella organizzata dal movimento Acqua Bene Comune), sia per campagne referendarie (2 quesiti contro l'Italicum, 4 quesiti contro la "buona scuola", 2 quesiti su tematiche ambientali, un quesito per la richiesta di referendum costituzionale), sia per leggi d'iniziativa popolare (quella per il diritto allo studio promossa da Asu).
    Il Comitato di Padova ha partecipato attivamente a tutte queste iniziative, con l'unico rammarico di non aver ottenuto il via libera dalla Cgil per poter raccogliere le firme sulle tematiche inerenti il lavoro (3 quesiti referendari più la Carta dei diritti).
    Nessun rimorso, anzi: quando vi sarà da raccogliere nuovamente le firme personalmente non mi sottrarrò all'impegno, consapevole che tutti questi strumenti servano - più che a sollecitare un Parlamento non solo delegittimato ma privo di qualsiasi sensibilità democratica - soprattutto come pretesto per stimolare riflessioni solitamente ignorate nel dibattito pubblico.

    Si tratta solo di comprendere se questi strumenti siano da soli sufficienti. Personalmente ritengo che il lavoro di ricostruzione della sensibilità democratica meriti uno sforzo in più.
    Nonostante la frenetica attività svolta da più di un anno a questa parte, infatti, i cittadini consapevoli della necessità di un autentico cambio di rotta all'insegna del dettame costituzionale seguitano ad essere troppo pochi per giungere in un futuro imprecisato a generare una discreta forza istituzionale. Il disprezzo che le principali forze politiche nutrono verso gli assetti proporzionali rappresenta un fardello aggiuntivo al nostro già travagliato cammino.

    Occorre impegnarsi maggiormente, propagando le nostre idee sui social, nelle scuole, in incontri pubblici, nei (pochissimi) media disposti a concederci qualche spazio. Il Comitato dovrebbe dimostrare con chiarezza e capillarità la forza della sua competenza, l'inattaccabilità delle sue disquisizioni, la ponderatezza delle sue analisi; consapevole di poter contare sul supporto di alcune tra le menti più sopraffine presenti nel nostro Paese.
    Diamoci da fare.
     
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    E qui torniamo al punto.
    Possiamo seriamente dire di avere un vero e proprio "baricentro programmatico" per la nostra azione comune, oppure tutto ciò che ci unisce è concentrato nella priorità di un "lavoro di ricostruzione della sensibilità democratica" unito ad un saldo e costante riferimento alla lettera costituzionale?

    La seconda -anche da sola- non è affatto poca cosa.

    Ma in definitiva -alla luce di tutto ciò che emerge da ciò che ci stiamo dicendo in questa discussione- quella di Settis forse non è stata né una affermazione avventata né un paradosso.
     
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