Un Parlamento dove siedono sodali e padrini di pregiudicati e condannati, potrà mai emettere leggi..

...perchè la giustizia funzioni e sia giusta?

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  1. Paolo Barbieri 72
     
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    Illustre prof. Villone, www.referendumcostituzionale.online...%C3%A0-smarrita

    vorrei sottoporLe, e per Lei al CDC, una questione che a me pare di grande rilievo ed anche di risposta scontata, forse non ancora presa in carico da chi, come Lei, potrebbe darle l'autorevolezza necessaria a produrre le conseguenze logiche e reali per porvi rimedio.

    Dunque, accade che il magistrato Davigo abbia appena pubblicato l'utima sua opera “Il sistema della corruzione” nella quale mette in evidenza la differenza fra il numero di reati commessi e quelli risultanti dalle statistiche giudiziarie, inferiori a quelli dei paesi europei più virtuosi. E i suggerimenti funzionali per porvi rimedio, derivanti dall'esperienza diretta sul campo.

    Accade anche che a Torino cada prescritto un processo per un reato di stupro accaduto 20 anni fa, mentre nelle commissioni del Senato giacciano intonse norme suggerite dal magistrato Gratteri capaci di ridurre del 70% le prescrizioni stesse, oltre 100mila annue, e di decine di milioni le spese di trasferimento dei detenuti nelle sedi processuali.

    Come accade che proposte per una efficace azione antievasione fiscale e riduzione in manette, se del caso, degli evasori, non vengano prese in carico da chi, dal Parlamento, dovrebbe occuparsi del bene comune.

    E qui la domanda scontata: ma come potrebbe occuparsene quel Parlamento se in esso sono assisi sodali e padrini di persone come Cuffaro e Cosentino, Genovese e De Gregorio, Dell'Utri, Previti e Berlusconi e chissà quanti altri oggi pregiudicati e condannati? Come potrebbero persone come Verdini, Razzi, Scilipoti e similia occuparsene per porvi rimedio?

    E davanti a questa situazione di antica ed evidente impasse per conflitto di interessi, vorrei che i Comitati del NO e dell'Italicum come il CDC, rimanessero in campo, come pare abbiano deciso, non per aspettare le malefatte della casta per emendarle o abrogarle con successivi referendum di grande impegno, di esito incerto e in tempi lunghi, ma per affermare, asserire, proporre ed imporre con i numeri della Sovranità Popolare Realizzata del 4/12, non più solo enunciata, che esercita gli articoli 71 e 50 in congiunzione sinergica, quelle norme scontate, di efficacia certa e pure capaci di ridurre spese e incrementare entrate. Nonchè una legge elettorale: FACCIAMOLA NOI, Cittadini Sovrani, sottraendola alle brame tossiche della scadente maggioranza pro tempore di turno!

    Ma soprattutto per produrre quella cesura necessaria ad interrompere la trasmissione della mediocrità da un Parlamento al successivo, da una leva politica ai delfini designati.

    Sono anni che studio questo modus operandi e credo di poter superare qualunque obiezione venisse sollevata.

    Solo la cultura che sostituisce la mediocrità in Parlamento, può arrestare il percorso di degrado ed declino che pare non aver fine... Quella cultura, espulsa dalle istituzioni e costretta nelle piazzette a difendere i principi costituzionali e la Costituzione stessa, a cui compete "naturalmente" la conduzione di un grande paese e del suo popolo.

    Le chiederei, se non è troppo, una risposta nel merito e magari un approfondimento considerando il Suo impegno per il Paese.

    Saluti e ossequi, Parlo Barbieri.

    Edited by Paolo Barbieri 72 - 22/2/2017, 17:36
     
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  2. Henri Schmit
     
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    Se capisco bene, Paolo Barbieri propone l'iniziativa popolare legislativa per formulare una legge elettorale che favorisca l'elezione di parlamentari onesti, puliti, capaci e responsabili. Il problema è, mi sembra, che non sappiamo quale contenuto dare alla legge elettorale che vorremmo o potremmo proporre noi (noi chi?) attraverso un'iniziativa.

    Il dibattito elettorale - che annoia alcuni - si declina sull'alternativa fra maggioritario e proporzionale. Si tratta di una semplificazione fuorviante. Tutti i sistemi sono maggioritari (che riceve più voti precede chi ne riceve meno) e proporzionali (basta aumentare il numero dei collegi uninominali per rendere tale sistema sempre più proporzionale), tranne 1. l'elezione di un uomo (presidente della repubblica o presidente del consiglio indicato sulla scheda presidente del partito di maggioranza che designa ministri e candidati alle elezioni e molto di più ancora) o 2. un sistema di liste bloccate in cui la lista più votata - se possibile predeterminata, questo è più difficile, ma ci si può lavorare - riceve attraverso soglie e premi tutti i seggi o un numero sufficiente per fare tutto da sola. L'Italia è il paese che ha saputo concentrare in una legge e in un uomo tutti i vizi procedurali appena menzionati. Questo determina anche la scarsa qualità, onestà e responsabilità dei parlamentari, perché da 12 anni non rappresentano più l'elettorato, ma rispondono a un uomo o una cerchia di uomini.

    Se con l'uninominale bisogna prevedere un ampio numero di collegi, con il voto proporzionale di lista, che sovrappone una preferenza di lista a quella individuale, bisogna tutelare il diritto degli elettori di scegliere loro anche individualmente gli eletti. Le soluzioni per questo esistono, basta volerlo capire e applicare. Se poi con il voto nazionale di lista si favorisce meccanicamente un frazionamento eccessivo degli schieramenti, allora si possono utilizzare contromisure come le soglie e i premi, che non hanno niente di scandaloso se rispettano quanto appena detto, o si può dividere l'elettorato in collegi plurinominali per raggiungere più facilmente, senza correzioni, un effetto molto similare.

    Anticipando questi malintesi linguistici e concettuali e l'importanza di una selezione democratica, aperta, trasparente e competitiva dei parlamentari per assicurare (o quantomeno favorire) la loro qualità e responsabilità, avevo proposto tre anni fa attraverso change.org una petizione per precisare nella costituzione che i diritti elettorali individuali devono essere rispettati da qualsiasi legge elettorale. Non ha avuto seguito.

    In questi termini anch'io sono neutro - ma non indifferente - e posso accettare qualsiasi soluzione, purché rispetti i criteri fondamentali appena richiamati. Per semplicità mi schiero dietro la proposta dell'uninominale a due turni.

    Chiedo allora come può quella frazione dell'elettorato che il 4/12 ha votato no, insieme a quelli di buona volontà che hanno votato si, o solo un comitato d'iniziativa come CDC, proporre una soluzione coerente, se nemmeno tre o quattro persone di questo forum riescono a discutere razionalmente per farsi capire in vista di un'ipotetica proposta condivisa?
     
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    CITAZIONE (Henri Schmit @ 24/2/2017, 06:27) 
    Chiedo allora come può quella frazione dell'elettorato che il 4/12 ha votato no, insieme a quelli di buona volontà che hanno votato si, o solo un comitato d'iniziativa come CDC, proporre una soluzione coerente, se nemmeno tre o quattro persone di questo forum riescono a discutere razionalmente per farsi capire in vista di un'ipotetica proposta condivisa?

    Tristemente stiamo arrivando tutti alla medesima conclusione.
    Intendiamoci: non una rassegnazione generalizzata e immobilizzante, ma la percezione che il quadro è troppo compromesso perché sia sensato pensare di risolverlo partendo dalle questioni pratiche massimamente divisive, per quanto concretamente urgenti ed attuali.

    Nondimeno molte cose si possono, e potendo si devono fare.

    Un passo indietro dall'impellenza del momento e la ricostruzione con affrettata calma di una idelogia repubblicana, o se vogliamo di una ideologia costituzionale, non guasterebbe.
     
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  4. Henri Schmit
     
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    Dissento sul pessimismo: se il livello discorsivo, la capacità propositiva e quindi la credibilità degli attori politici sono gravemente compromessi, non implica che le persone ragionevoli (e preparate) di buona volontà non possano trovare una soluzione condivisa, a condizione però che siano capaci di discutere senza pregiudizi.

    Sono invece d'accordo che bisogna partire da una vera e propria ideologia repubblicana o costituzionale, anzi rispolverare, riscoprire, riaffermare, 'ricostruire' quella vecchia, classica, cioè lo spirito e il testo (non immutabile) del 1947, perfettamente in linea con la più bella tradizione liberale, sociale e democratica.

    Conclusione concreta: il difetto più grave del sistema politico vigente è la scarsa 'qualità' dei rappresentanti parlamentari e la loro ormai soppressa, negata e dimenticata indipendenza e responsabilità davanti ai cittadini. Per cambiare bisogna far valere i diritti elettorali dei cittadini. Questi diritti sono prima di tutto diritti individuali. La logica delle liste (inventate 200 anni fa in regime maggioritario, poi tramutate poco più di 100 anni fa in proporzionale) non può cancellare i diritti elettorali costituzionali. La battaglia non è facile perché non solo i parlamentari eletti attraverso le procedure abusive, ma anche i giudici della corte costituzionale ostacolano il rispetto effettivo ed integrale di questo diritto fondamentale (perché riguarda la garanzia di tutti gli altri diritti).
     
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  5. Paolo Barbieri 72
     
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    Non credo che ciascun cittadino, pur avendo preferenze, non sappia accettare una legge elettorale suggerita da un gruppo di persone di certa credibilità ed affidabilità, purchè tale scelta sia spiegata e cmq derivi da sistemi noti e collaudati da democrazie solide e antiche. Condizione irrinunciabile deve essere la sottrazione della scelta all'egoismo elettorale della maggioranza di turno! E dovrebbe anche essere incardinata in qualche modo perchè ogni modifica successiva sia sottoscritta almeno da una maggioranza qualificata.

    Caro De Donno, come può effermare che
    CITAZIONE
    il quadro è troppo compromesso perché sia sensato pensare di risolverlo partendo dalle questioni pratiche massimamente divisive, per quanto concretamente urgenti ed attuali?

    Come potrebbero essere divisive verso la Cittadinanza le norme suggerite da Gratteri, Davigo o Tinti? O anche una legge elettorale? Lo sarebbero, ma solo per gli interessi contrapposti e concorrenziali delle caste che occupano il Parlamento!

    Le ricordo che Liberali e Comunisti firmarono insieme la Costituzione perchè persone di rigore.

    Vi propongo la risposta di un docente, non Villone, di livello internazionale, impegnato per il NO:
    "Sì, mi chiede davvero troppo. Comunque, il Parlamento è il luogo della sovranità popolare eletto dagli italiani. Se non la fanno i parlamentari, allora lei e altri, magari insieme ai Comitati del NO, avete il diritto, il dovere e il potere di preparare un'iniziativa legislativa popolare. Non vi mancherà il mio sostegno anche in apposite sedi e conferenze.
    Buon lavoro e cordiali saluti."

    Ritenete che possa essere spendibile in qualche modo?
     
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4 replies since 22/2/2017, 16:25   45 views
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