Stefano Rodotà ed il ruolo dei Comitati

In riferimento alla "impossibilità di agire su norme costituzionali per via referendaria"

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  1. Paolo Barbieri 72
     
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    http://www.referendumcostituzionale.online...lo-dei-comitati

    In riferimento alla "impossibilità di agire su norme costituzionali per via referendaria", pur essendo spoglio di titoli accademici specifici e non, azzardo l'ipotesi di poter incidere su di esse con l'esercizio dell'art. 71 e 50, suggerendo modifiche da realizzare puntualmente con il percorso sancito dall'art. 138.

    Suggerendo, ma anche imponendo con la forza dei numeri di una eventuale Sovranità Popolare Realizzata, non solo enunciata.

    "E considerando come essi abbiano assunto come saldo punto di riferimento il rispetto della Costituzione..". parebbe implicito anche il rispetto degli articoli 71 e 50, oltre naturalmente, il sempre citato astrattamente in entrambi i commi, art. UNO.

    Oppure No? E se No, perchè?
     
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  2. Henri Schmit
     
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    Pur essendo spesso d’accordo con Stefano Rodotà contesto nel merito la sua proposta di utilizzare i comitati per il no per rivendicare, se capisco bene il senso dell'articolo, l’abolizione dell’ultima modifica dell’articolo 81. Rinunciare (adesso) al pareggio di bilancio significherebbe rendere il paese sempre più dipendente dai suoi creditori e rovinare le prospettive di futuro dei nostri figli e nipoti. La costituzione è anche una serie di costrizioni con le quali il costituente limita non solo la libertà di decisione del legislatore ma anche se stesso (art. 138 per la procedura di revisione e art. 139 per la forma repubblicana).

    Sono invece d’accordo con Paolo Barbieri che la costituzione vigente concede ai titolari del potere sovrano solo gli art. 50 (petizioni) e 71 (iniziativa legislativa popolare), a mio parere del tutto insufficienti. Confrontate al principio della sovranità popolare enunciato all’art. 1, le disposizioni degli art. 50 e 71 sono gravemente inadeguate, perché non assortite di alcun obbligo del legislatore di agire e di alcuna possibilità di sanzionarlo in caso di inazione. Peggio, in caso di dissenso persistente fra una maggioranza incontestabile dei cittadini e i loro rappresentanti non c’è alcuna procedura che permetta al popolo sovrano di prevalere, a parte nuove elezioni, non decise dai cittadini ma dal Presidenza della Repubblica eletto dal Parlamento.

    L’ipotesi che meglio illustra l’inadeguatezza dei due articoli menzionati è quella del legislatore che adotta per il proprio rinnovamento delle procedure elettorali lesive dei diritti di cittadini. Nella sentenza 1/2014 (Porcellum) la Corte costituzionale aveva giustamente riconosciuto la necessità, allora contestata, di includere i ricorsi contro la legge elettorale fra i casi aperti alla verifica della conformità costituzionale. Il Parlamento in carica è stato eletto per la terza volta consecutiva con una legge elettorale (dichiarata) incostituzionale; i parlamentari invece di essere scelti dai cittadini, sono nominati dai partiti (associazioni private come il caso M5S ben illustra), infatti da pochi uomini. Il vizio più grave della riforma costituzionale rigettata con il verdetto popolare del 4 dicembre era l’ abbinamento delle numerose modifiche costituzionali in gran parte accettabili (benché migliorabili) a due procedure elettorali abusive che facevano della riforma un vero e proprio golpe costituzionale con l’obiettivo di mantenere per un tempo indeterminato al potere le stesse persone, gli autori stessi della riforma.

    Quello che servirebbe è un articolo 71 rinforzato e collegato all’articolo 75 che permetta ad un numero importante di cittadini (un milione? - infatti un movimento trasversale) di proporre una legge, ordinaria o costituzionale, che obblighi il legislatore di prendere posizione entro un certo tempo e che permetta in caso di dissenso persistente fra parlamento e comitato d’iniziativa di procedere a un referendum popolare vincolante in modo che il verdetto del popolo sovrano (se risponde a certe condizioni di forma, di maggioranza e di quorum) prevalga sul parere della maggioranza parlamentare. Non basterebbe una semplice maggioranza senza quorum, ma servirebbero per ragioni di coerenza condizioni più severe. Per ragioni di cautela il popolo sovrano può infatti sottoporsi a condizioni più severe di una maggioranza semplice e puntuale pur di evitare decisioni frettolose che rischiano di rivelarsi sbagliate nel tempo (Brexit docet). Quello che non è ammissibile è che i rappresentanti parlamentari possano decidere da soli come designare i loro successori. La sentenza 57/2017 (Italicum) è una grande occasione sprecata dalla Corte che ha ammesso la conformità dei capolista bloccati dimostrando così che i diritti politici dei cittadini (cioè del popolo sovrano) necessitano un’ulteriore auto-tutela per essere effettivamente garantiti.
     
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  3. Paolo Barbieri 72
     
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    A me par di capire che il prof. Rodotà neghi la possibilità di abrogare per via referendaria norme costituzionali, come, appunto, l'art. 81.

    Per quel che riguarda gli artt. 71 e 50, sono d'accordo e consapevole che non abbiano prodotto nulla finora e che siano intrinsecamente deboli, proprio per la mancanza di "obblighi costituzionali" dovuti nei loro confronti dai parlamentari. Obblighi che immagino ritenuti superflui dai Costituenti per il loro rigore morale, trasferito generosamente anche ai futuri deputati e senatori.

    E proprio per ovviare a questa debolezza, suggerisco e auspico il loro esercizio "congiunto e sinergico da parte di una Sovranità Popolare Realizzata", non solo enunciata, in modo da far redigere puntualmente in articoli dai migliori esperti della materia in causa un progetto di legge, farlo sottoscrivere, per soddisfare ampiamente il 71, da 60mila elettori in modo certificato, e poi inserirlo in una "formale petizione alle camere (art. 50)", per farlo sostenere/imporre da un numero di firme, senza più l'obbligo della certificazione, tale da "realizzare concretamente la Sovranità Popolare" e da rendere "obbligata" una discussione formale ed una promulgazione conforme del progetto.

    E quale sarebbe la misura minima reale ed efficace della S. P.?
    La Costituzione non ne fa cenno direttamente, ma dall'art. 75 di può "solo logicamente, solo conseguentemente", dedurre che essa si realizzi col la metà + UNO del quorum: circa 12,5 milioni di firme. Un numero che renderebbe anche politicamente impossibile ignorare quanto proposto, anche perchè non sarebbe la pensione a 50 anni, ma, per esempio, una nuova legge elettorale a misura di Cittadinanza e non della maggioranza di turno, una legge anticorruzione come suggerisce inutilmente da anni il magistrato Davigo, o quella capace di ridurre del 70% le prescrizioni suggerita da Gratteri, o i compensi e accessori dei parlamentari come la media europea (per non essere demagogici), o una riforma fiscale secondo il 53, efficace nel combattere l'evasione e tale prevedere, come in Europa, le manette per gli evasori, o la fine del consumo di suolo agricolo entro un breve lasso temporale, etc. Ovviamente la mobilitazione merita ben più di una sola norma e infatti scrivo sempre di "un'agenda" con 10/15 progetti da trattare contemporaneamente: che una rondine non fa primavera (o rivoluzione costituzionale), ma 10/15 SI'!

    Ipotizzare una raccolta di 12,5 milioni di firme può far sorridere o ridere a crepapelle e pensare istantaneamente che io sia un po' tocco. Il che potrebbe anche essere vero, ma non per questa ipotesi. Come scrivevo sopra, le firme per la petizione non hanno bisogno d certificazione e si possono raccogliere ovunque, compreso il web: uscita dal market, metropolitana, in piazza, al dopolavoro ferroviario, nel condominio, etc., e circa 2 anni fà, la CGIL e la FIOM camellarono a Roma 1 milione di persone solo per una manifestazione contro il governo, senza nulla da rivendicare. Insomma, per fare una pernacchia a Renzi, un milione di persone, con una nave dalla Sardegna e treni e pulman da tutta Italia, ha speso, oltre le palanche, 8/10 ore del proprio tempo: lo stesso milione vorrà spendere ancora mezz'ora sotto casa per raccogliere 15 firme a testa per cambiare il futuro, per annichilire la casta, per riportare in Parlamento il rigore morale e culturale indispensabile in quel luogo-istituzione da cui tutto discende nel bene e, soprattutto nel nostro caso, nel male?

    Altri fattori a favore: il rancore verso la casta che raccoglie ancora solo un 5% di fiducia, il richiamo dei temi dei progetti di legge e riforme e delle firme sotto gli stessi di persone che godono della fiducia dei Cittadini per la loro storia e per non essere assimilabili alla casta, i gruppi sociali che sostengono i referendum in gestazione che potrebberero essere evitati con proposte assertive volte a modificare opportunamente le norme oggetto, la diffusione massmediatica affidata ai denunciatori professionali che da decenni inutilmente reiterano le proprie denunce e finalmente potrebbero occuparsi di costruire, ...

    Sig Henri, nel ringraziarla per la risposta, le sarei maggiormente grato se volesse approfondire ulteriormente sollevando tutte le obiezioni che l'ipotesi le fa sorgere. A presto!

    Paolo Barbieri.
     
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  4. Henri Schmit
     
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    Grazie dell'interesse per il mio commento. Bisogna smistare gli argomenti. Che cosa proporre nel merito? Quali procedure utilizzare? Quali procedure mancano?

    Stefano Rodotà sembra proporre come riforma più importante l’abolizione del pareggio di bilancio introdotto nel 2011 nel articolo 81 della C. Secondo me questa proposta è pessima e da combattere. Perché?

    Premetto che la sovranità è un concetto fallace, ingannevole. Chi è sovrano? Quale popolo? Come decide? Perché il popolo dello stato nazionale piuttosto che quello europeo o il genere umano, quello degli enti territoriali o gli individui?

    Nonostante ciò, la sovranità del popolo italiano è l’unica ben definita, dalla dottrina (liberal-democratica, 300 anni) e dalla costituzione vigente (secondo me davvero la più bella del mondo, ma solo sulla carta). Quindi conviene difenderla, in modo intelligente. Su questo sono d’accordo con Rodotà.

    L’articolo 81 è stato modificato (liberamente! benché con l’acqua dello spread alla gola) nel 2011 con ampia maggioranza qualificata dal parlamento, ma su suggerimento o richiesta della commissione o del consiglio UE. Il nuovo articolo 81 è una restrizione autoimposta alla sovranità nazionale e quindi pure alla sovranità dei cittadini. Giusto o sbagliato? Dipende. Se un alcolizzato accetta o si autoimpone il divieto di entrare nei bar si autolimita, ma lo fa per il proprio bene e consapevole che lasciato libero la tentazione di consumare alcolici sarebbe troppo grande, forse irresistibile. Quindi dissento da Rodotà che prende di mira una autolimitazione benefica, forse indispensabile per evitare che gestioni spensierate gravino sulle future gestioni.

    I cittadini dispongono di alcuni strumenti per incidere sul lavoro legislativo: come corpo elettorale eleggono, in teoria, i legislatori; con l'iniziativa dell'art. 75 possono chiedere l'abrogazione di una legge votata in parlamento; con l'iniziativa dell'art. 138 possono chiedere il referendum su una revisione costituzionale votata a maggioranza semplice dal parlamento; nei processi possono contestare la conformità costituzionale delle leggi; con l'iniziativa dell'art. 70 possono proporre leggi al parlamento che tuttavia può anche ignorare la proposta. Queste disposizione non sono poco, ma sono insufficienti.

    Nonostante il principio enunciato all’articolo 1 (la sovranità, il potere supremo in questo stato, appartiene al popolo) il testo vigente non permette ai cittadini di far prevalere il loro giudizio contro abusi (o errori) degli organi costituiti. Le forme e i limiti posti dalla costituzione sono tali che alcuni abusi non sono sanabili (o di fatto non sono sanati, rischiano di durare in eterno). Gli articoli 50 e 71 in particolare non permettono ai cittadini di costringere i loro rappresentanti di correggere abusi.

    La mia conclusione fin qua è quindi che bisogna rivendicare nuovi strumenti di intervento eccezionale del popolo sovrano. Merito e procedura si incrociano.

    L’esperienza recente mostra che uno degli abusi più gravi immaginabili non solo è stato commesso e reitarato dai rappresentanti, ma che non ci sono contromisure adeguate per sopprimerli. Mi riferisco alla legge elettorale. Nonostante i presidi di controllo della Corte costituzionale (verifica la conformità se contestata) e della Presidenza della Repubblica (promulga le leggi e pronuncia lo scioglimento) non si è riuscito ad evitare che una legge elettorale clamorosamente incostituzionale fosse regolarmente emanata, applicata per tre volte e replicata in modo più sofisticato, più subdolo, con una nuova legge elettorale, di nuovo bocciata dalla Corte per fortuna prima di essere stata applicata. Tutta la recente pseudo-riforma costituzionale, profondamente viziata, da golpe, si reggeva su due procedure elettorali abusive. Ma pure la decisione della Corte e la legge elettorale che ne risulta sono insoddisfacenti (sostanzialmente abusive) perché riconoscono come se fosse conforme il vizio più grave e più scandalosa della procedura inventata da astuti ingegneri elettorali, lautamente pagati dai loro padroni politici, cioè la nomina dispotica non solo dei candidati ma della maggior parte dei parlamentari stessi, invece della loro scelta democratica in base alle preferenze dei cittadini.

    Essendo il potere del popolo sovrano per forza circoscritto dalle forme e condizioni della costituzione (fin quando regge), sono queste forme che determinano l'effettività del potere dei cittadini, non solo per eleggere i parlamentari e per prendere altre iniziative, ma anche per riformare le regole costituzionali se quelle vigenti (o la loro interpretazione ed applicazione dai poteri costituiti) non rispettano più i principi di equità superiore, anche qualora questi principi non fossero sanciti espressamente dal testo della costituzione.

    Sarebbe quindi utile che ci fosse una procedura che consentisse a un certo numero di cittadini (un milione?) di proporre leggi ordinarie o costituzionali sulle quali il parlamento dovrebbe prendere posizione e per le quali sarebbe possibile decidere, in caso di dissenso persistente fra i proponenti e i parlamentari, attraverso un referendum, ma a condizioni severe di forma controllate dalla Corte costituzionale e di voto a maggioranza qualificata (due terzi) o semplice con quorum (50% degli aventi diritto) o addirittura di maggioranza assoluta degli aventi diritto. Le condizioni sono da definire, ma devono essere severe. Solo la minaccia di un possibile referendum d'iniziativa popolare cambierebbe il comportamento dei rappresentanti che mai più oserebbero votare leggi in contrasto con i diritti sanciti dalla carta costituzionale e con gli interessi evidenti degli elettori.

    Una riflessione conclusiva: non bisogna sopravalutare le capacità propositive (iniziativa) e nemmeno quelle di decisione (voto) dei cittadini; sono pigri, delusi, ignoranti, corruttibili, manipolabili, incostanti, e peggio ancora. Non più in Italia che altrove. Quello che veramente conta è il dibattito pubblico, l'iniziativa aperta a tutti, l'obbligo periodico dei singoli rappresentanti di dover rendere conto davanti al corpo elettorale e la possibilità per tutte le scelte di essere sottoposte a certe condizioni a una verifica popolare.

    Come legge elettorale sono d’accordo con Paolo Barbieri che l’unica soluzione semplice disponibile è il doppio turno uninominale. Un’alternativa moderatamente più proporzionale esiste; l’avevo descritta in precedenza qua, sul sito di consulta-online e su quello di lavoce.info.
     
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  5. Paolo Barbieri 72
     
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    Non volgio entrare nel merito delle norme non avendone la competenza minima indispensabile (art. 81), ma solo ragionare sul metodo, sulla via perchè la "sovranità popolare", da semplice enunciato possa divenire una realtà. Ed io credo che ciò possa accadere con l'uso congiunto e sinergico degli artt. 71 e 50, che invece lei tende a negare.

    art 71, comma 2°: Il popolo esercita l'iniziativa delle leggi, mediante la proposta, da parte di almeno cinquantamila elettori, di un progetto redatto in articoli.
    art 50: Tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle Camere per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità.


    Come scrivevo in precedenza, sono consapevole che essi siano, se esercitati singolarmente, armi scariche e innocue, le quali finora non hanno prodotto alcun risultato. Ma tendo a credere che, se usati in combinazione come suggerito, possano diventare un obbligo impossibile da ignorare, un fatto politico di un potenziale enorme ed inevitabile. E cerco di spiegarlo al meglio delle mie possibilità.

    Se alcune persone riconosciute come autorevoli e competenti per le materie oggetto, es.: i lasciti di Sartori e altri studiosi per legge elettorale uninominale di collegio a doppio turno, Rodotà per riforme istituzionali, Davigo per anticorruzione, Gratteri per riduzione prescrizioni e miglioramento amministrazione della giustizia, etc., firmassero "progetti di legge redatti in articoli", che fossero sottoscritti da 60mila elettori per soddisfare ampiamente il 71, e poi inserite in una "formale petizione alle camere" secondo il 50, e sottoscitte da 12,5 milioni di elettori, sarebbe possibile per qualsiasi Parlamento, anche il più arrogante e mediocre, ignorare la volontà popolare così puntualmente espressa in sostanziale conformità alla Costituzione?

    Concordo sulla opportunità di norme ad hoc perchè la Cittadinanza possa più efficacemente intervenire nella produzione legislativa, ma dubito che queste possano derivare dalla mediocrità dell'attuale personale politico. Come concordo sulla povertà della stessa Cittadinanza, protagonista e vittima di una regressione culturale, se non indotta, assolutamente non contrastata. E per questo scrivo spesso di "elite culturale" che debba prendere per mano un popolo per trarlo dalla palude nella quale è stato condotto e trattenuto da una casta incautamente delegata al Parlamento.
     
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  6. Henri Schmit1
     
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    Gli art. 50 e 71 sono probabilmente di fatto (e ovviamente de iure) insufficienti per smuovere il parlamento su qualsiasi proposta di legge. Ricordiamoci che 25 anni fa, nonostante un verdetto referendario inequivocabile sulla legge elettorale con oltre 25 milioni di voti favorevoli se ricordo bene, il parlamento non ha esitato di approvare una legge in contrasto con la volontà popolare meno di 15 anni dopo. Una serie di petizioni legislative (per ipotesi tutte valide) avrebbe inoltre l'effetto di annacquare tutto, sia per la raccolta firme, sia per la reazione dei legislatori. In UK esiste uno strumento di petizioni aperte che quando raggiungono un certo numero di firme obbligano il parlamento a prendere posizione. Perciò mi sembra che converrebbe puntare tutto proprio su una proposta di legge costituzionale per creare una procedura cogente di iniziativa popolare da concludere in caso di disaccordo persistente fra proponenti e parlamentari attraverso un referendum. Il m5s sta proponendo qualcosa del genere per Roma ma hanno le idee non molto chiare.
     
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  7. Paolo Barbieri 72
     
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    il refendum produce, quando si raggiunge il quorum e passa, anche con una maggioranza larghissima, un vuoto normativo che offre al potere ampi spazi per aggirare la norma abrogata con una nuova poco dissimile, ma nella perfetta legalità formale. Come è puntualmente avvenuto, non solo per il finanziamento pubblico dei partiti, ma anche per l'acqua pubblica.

    E se è vero che l'art 50 non comporta per il Parlamento nessun obbligo costituzionale, esso deriverebbe dal numero di Cittadini che si è mobilitato, non per creare un vuoto, ma per "chiedere (pretendere) un provvedimento legislativo" chiaramente redatto in articoli come Carta vuole.

    A me pare una situazione del tutto differente e un rifiuto praticamente impossibile: non riesco a immaginare un Parlamento, anche arrogante e mediocre, che rifiuti una legge anticorruzione suggerita da Davigo e sottoscritta da 12,5 milioni di Cittadini...mi sembrerebbe un'enormità da dittatura militare.

    Ma è solo una mia opinione.
     
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  8. Paolo Barbieri 72
     
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    http://temi.repubblica.it/micromega-online...talia-migliore/
    CITAZIONE
    "No, non pare possibile. La corruzione è ormai endemica alla forma di governo. Occorre una discontinuità drammatica..." (prof T. Montanari, pres. Libertà e Giustizia.)

    Da anni invito e aspetto Libertà & Giustizia a questa conclusione, che ho formulato enne volte così:

    "Pare indispensabile una cesura, una frattura tra presente e futuro per interrompere la trasmissione della mediocrità da un Parlamento al successivo, da una leva politica ai delfini designati. Perchè la mediocrità non può che riprodurre se stessa, solo un po' peggio per non farsi danno. "

    E da anni suggerisco anche un modo perchè ciò possa avvenire "... nelle forme e nei limiti della Costituzione". E cioè con una "tornata di democrazia diretta propositiva" con l'esercizio degli artt 71 e 50 in congiunzione sinergica da parte di una Sovranità Popolare Realizzata, come appunto quella del 4/12, per proporre/imporre un'agenda di progetti di legge, la più urgente (elettorale), le più attese (anticorruzione Davigo, giustizia Gratteri) le più opportune (istituzionali), capaci di portare in Parlamento il rigore e le competenze di chi li firmetà e la forza numerica necessaria in democrazia.

    Un'azione capace di aprire la via per un successo alle prossime politiche, per una lista che porti degnamente le insegne del Comitato per la Democrazia Costituzionale, per continuare dal Parlamento il cambiamento avviato dai territori. Una lista capace di offrire alla Cittadinanza quell'affidabilità che un astensionismo crescente e il suffragio anticasta al M5S, dimostrano di cercare e attendere.

    La Cittadinanza non aspetta altro: offriamole questa possibilità di cambiamento!

    Paolo Barbieri
     
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  9. Henri Schmit
     
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    Posso anche essere d'accordo con il commento di Paolo Barbieri dell'11 aprile. Chiedo tuttavia come si possa sperare raggiungere 12 milioni di firme se non si sono raggiunte nemmeno mezzo milione per chiedere la bocciatura della riforma costituzionale la quale abbinata a nuove procedure elettorali per entrambe le camere equivaleva ad un golpe istituzionale molto similare a quello sul quale i Turchi sono chiamati ad esprimersi domani. Anche se si raccogliessero tante firme, il parlamento, soprattutto uno come quello attuale, senza legittimazione elettorale, farebbe comunque come gli parebbe.

    La riforma costituzionale più impellente sarebbe, per queste ragioni, un nuovo articolo 71-bis che introduca l'iniziativa popolare vincolante da decidere se necessario attraverso il referendum, grosso modo da modello elvetico, ma a condizioni più severe (N.B. in CH vige comunque la regola della doppia maggioranza, cittadini e cantoni, tipica negli stati 'federali').

    Ecco perché (commento pubblicato su lavoce-info sotto un articolo poco preciso di Riccardo Puglisi del 14 aprile):

    La democrazia è per forza o per definizione rappresentativa. Che cos’è allora il referendum? Per definirlo, bisogna eliminare i plebisciti orchestrati dai governanti e considerare solo l’iniziativa popolare (legislativa e costituzionale, abrogativa e propositiva), seguita da referendum in caso di dissenso persistente fra proponenti e rappresentanti. Definito così il referendum su iniziativa popolare è un correttivo (straordinario) di controllo in mano al popolo sovrano (art. 1 Cost) per intervenire qualora ritiene che i rappresentanti eletti non rispettano il loro (libero) mandato e che gli altri organi di controllo, Presidenza della Repubblica e Corte Costituzionale, non tutelano i diritti fondamentali (art. 1 più tutta la parte I) dei cittadini.

    Senza questo strumento si rischia di finire esattamente là dove ci troviamo adesso, in un sistema senza strumenti di impedimento per il caso in cui i rappresentanti votano una legge elettorale (e una riforma cost.!) che permette ai governanti di mantenersi al potere violando i diritti politici dei cittadini e che consente agli altri organi di controllo, nominati dai rappresentanti auto-nominati (dal 2006, per tre legislature) invece di sanzionare danno ragione ai rappresentanti abusivi, illegitimi (oltre che incapaci). In quel caso serve l’iniziativa popolare con referendum per interrompere il circolo vizioso. Trattandosi di uno strumento straordinario le condizioni d’esercizio devono essere severe, esigenti. L’hanno capito Locke nel 1690, Rousseau nel 1762, Condorcet nel 1793, gli Svizzeri nel 800, Carré del Malberg nel 1932, e Costantino Mortati nel 1947. Di teoria del diritto costituzionale si tratta, non di altro (l'articolo di Pugisi cita studi empirici e analisi con formule quantitative fuorvianti, uno strumento di supremazia dei dotti e titolati auto-referenziati).
     
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  10. Paolo Barbieri 72
     
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    CITAZIONE
    Posso anche essere d'accordo con il commento di Paolo Barbieri dell'11 aprile. Chiedo tuttavia come si possa sperare raggiungere 12 milioni di firme se non si sono raggiunte nemmeno mezzo milione per chiedere la bocciatura della riforma costituzionale

    Proprio per superare la difficoltà della raccolta delle firme, emersa giusto anche per i ref. costituzionale e italicum, insisto sull'uso congiunto e sinergico degli artt 71 e 50.

    E cioè: dopo che 5/10 progetti di legge siano stati redatti in articoli e sottoscritti in modo certificato da 60mila elettori per soddisfare il 71, verranno presentati alle camere e contemporaneamente immessi in una "formale petizione alle camere" che tutti li contenga. A questo punto si lancerà la sottoscrizione della petizione art 50 "Tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle Camere per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità., che non richiede la certificazione e quindi può essere esguita dovunque: uscita supermercato, metropolitana, dopolavoro ferroviario, condominio, piazza Garibaldi, scuola, università, etc e persino sul web.

    Naturalmente l'iniziativa dovrà essere portata convenientemente a conoscenza della Cittadinanza, e a questo dovranno concorrere i denunciatori professionali come Travaglio, Gabanelli, Stella e Rizzo etc, che da lustri e decenni alimentano fama e successo sulle disgrazie del Paese, per la qual cosa la loro adesione parrebbe logica, anche perchè l'evento sarebbe sociale e non partitico.

    Le risorse umane necessarie: se circa 2 anni orsono CGIL e FIOM camellarono a Roma, per una manifestazione contro il governo, un milione di persone, con nave speciale dalla Sardegna e treni e pullman da tutta Italia, senza nulla da rivendicare, ma spendendo oltre le palanche anche 8/10 ore mediamente a testa del proprio tempo, parrebbe logico ritenere che lo stesso milione spenderebbe volentieri una mezz'ora nel comune di residenza, per raccogliere 15 firme a testa, per cambiare il futuro del Paese. Poi si tratterrebbe di organizzare la concentrazione dei fogli sottoscritti: un problema voluminoso, ma semplice.

    Lei afferma che cmq il Parlamento potrebbe ignorare il tutto: legalmente e costituzionalmente è vero, non essendo citato alcun obbligo puntuale. Ed io le ripeto la domanda: "Davvero un Parlamento, anche arrogante e mediocre e censurato dalla CC come questo, potrebbe ignorare e sfidare una Sovranità Popolare Realizzata, che non brandisce fucili e forconi, ma la Costituzione?"

    CITAZIONE
    La riforma costituzionale più impellente sarebbe, per queste ragioni, un nuovo articolo 71-bis che introduca l'iniziativa popolare vincolante...

    Sono perfettamente d'accordo! Ma è credibile che questo Parlamento come sopra, oppure un suo figlio, voglia fare questo regalo alla Cittadinanza e offrirle su un piatto d'argento un'arma potente contro il proprio potere? Oppure dovremmo conquistarcelo ancora con gli artt 71 e 50? Che poi debba essere regolato da un Parlamento rigoroso, è auspicabile, giusto e probabile.

    Paolo B.
     
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  11. Henri Schmit1
     
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    Sono sostanzialmente d'accordo su tutto. Alla domanda esplicita se un parlamento anche se composto da nominati come adesso possa concretamente ignorare una petizione popolare a favore di una proposta di legge redatta in articoli e firmata da, diciamo, un milione di cittadini, rispondo senza esitare: Si, de iure (ovviamente) e de facto. Perché? Supponiamo una maggioranza PD come adesso; sia un comitato di centro destra che uno d'impronta M5S sarebbe in grado di far appoggiare una loro iniziativa legislativa, in partenza parlamentare, da una petizione firmata da 1 milione di cittadini. E perché la maggioranza dovrebbe prestarci più attenzione che ad una qualsiasi proposta legislativa fatta da una minoranza parlamentare? Un'iniziativa popolare è infatti sempre per definizione una mozione di minoranza (parlamentare), a meno di suppore di non trovare alcun parlamentare che l'appoggi, un'ipotesi piuttosto improbabile. Detto ciò, nonostante queste perplessità pratiche, sarei comunque disposto a promuovere attraverso una raccolta firme un'iniziativa valida. In conclusione: L'iniziativa più proficua, più promettente, sarebbe quella di cambiare le regole costituzionali dell'iniziativa. C'è infine una grande differenza fra una procedura propositiva vincolante e l'attuale referendum abrogativo, quest'ultimo modifica la legge, quell'altro (in linea di massima, cf. la Svizzera) la costituzione che i rappresentanti non possono né violare né cambiare da soli.
     
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  12. Paolo Barbieri 72
     
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    Ragionavamo su 12/15 milioni di Cittadini che avrebbero firmato una "petizione alle camere" contenente "progetti di legge redatti in articoli e sottoscritti singolarmente da 60mila cittadini" per soddisfare il 71.

    Progetti di legge originati dalla Società Civile e firmati dalla sua miglior elite, Davigo, Gratteri, Rodotà, etc e sottoscritto da un numero di elettori che non sia nelle disponibilità, ne apparentabile ad alcuna forza politica. E questa sarebbe la sua forza, quella forza che le aprirebbe le porte di ogni strumento di comunicazione e l'accoglienza da parte di ogni cittadino che non fosse organico di un partito.

    Un milione non sarebbe ancora sufficiente, ma lo sarebbero stati quei 16 milioni che si sono recati inutilmente al seggio referendario per il NO TRIV se avessero invece percorso la via dell'affermazione, della proposta, del progetto che diventa imperio demo-cratico.
    CITAZIONE
    L'iniziativa più proficua, più promettente, sarebbe quella di cambiare le regole costituzionali dell'iniziativa.

    Vero, ma quella modifica normativa avrebbe sicuramente una presa minore su una Cittadinanza culturalmente regredita e impoverita mettendone a rischio il successo, rispetto a norme attese da tempo, la cui mancanza essa paga sulla propria pelle quotidianamente: anticorruzione, antievasione fiscale, giustizia lenta e prescritta, territorio, emolumenti parlamentari e pensioni d'oro. Per questo rimanderei quella modifica a un Parlamento più rigoroso e ripulito dalla mediocrità.

    Edited by Paolo Barbieri 72 - 17/4/2017, 08:33
     
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11 replies since 2/4/2017, 15:32   92 views
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