Zagrebelsky ci ricorda anche che il MANIESTO DI VENTOTENE auspicava l'incontro tra intellettuale

intellettuali e classe operaia

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  1. Paolo Barbieri 72
     
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    http://www.libertaegiustizia.it/2017/05/07.../#comment-47173

    Sì, professore, quello che Lei afferma, e con Lei i suoi assimilabili come i colleghi Rodotà e Settis, per noi è oro colato.

    Ma Voi e noi che vi seguiamo e in Voi crediamo, cosa facciamo insieme per riempire la politica di qualtà, di quel rigore morale e culturale, di quella “disciplina ed onore” che sono indispensabili per perseguire il bene comune? Cosa facciamo oltre alle analisi e all’attesa degli eventi? Cosa facciamo perchè si realizzi "l'incontro , tra intellettuali e classe operaia" auspicato nel Manifesto di Ventotene, come Lei ci ha ricordato?

    Davvero il massimo è aver ridotto il potenziale di cambiamento del 4/12 a 30 mila firme sotto una sottomessa “petizione alle camere”, a queste camere tanto mediocri, per una nuova legge elettorale, che avrà le stimmate di quella mediocrità, senza soddisfare le attese e i bisogni di un Paese e di un Popolo?

    Davvero non si poteva spendere quel potenziale per "imporre" al Parlamento "la legge elettorale dei Cittadini", sono sue parole, esercitando gli artt. 71 e 50 "nelle forme e nei limiti della Costituzione" con una Sovranità Popolare Realizzata?

    “La Costituzione vive dunque non sospesa tra le nuvole delle buone intenzioni, ma immersa nei conflitti sociali. La sua vitalità non coincide con la quiete, ma con l’azione. Il pericolo non sono le controversie in suo nome, ma l’assenza di controversie. Una Costituzione come la nostra, per non morire, deve suscitare passioni e , con le passioni, anche i contrasti. Deve mobilitare.”(Gustavo Zagrebelsky)

    Sì, professore, quelle “cose” lì le ha scritte Lei.
     
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    Credo che gran parte della risposta sia stata già anticipata nel suggerimento -molto esplicito verso la fine del filmato- di leggerselo per davvero questo benedetto documento di Spinelli, Rossi e Colorni: https://it.wikisource.org/wiki/Manifesto_di_Ventotene .

    Paradossale che debba essere io a dirlo, posto che il mio europeismo viene da un differente filone di pensiero, però siamo sempre lì: se si tira per i capelli Ventotene per fargli dire quello che si vuole, non si va da nessuna parte.
     
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  3. Henri Schmit
     
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    Ammiro la tenacia di Paolo Barbieri. Sono tendenzialmente d'accordo con lui.

    Penso che sia preferibile seguire idee piuttosto che persone, professori inclusi, o slogan, Ventotene inclusa. I bravi (mediamente intelligenti e coraggiosi) sanno riconoscere le idee buone e giuste. Possiamo anche, per mancanza di tempo, seguire qualcuno di cui ci fidiamo. Ma non deve diventare abitudine o automatismo.

    Le sfide sono immense e il dibattito scarso. Come pensare il rapporto fra uguaglianza (giustizia) e libertà? Come combattere la nuova povertà, il nuovo sfruttamento dei tanti da pochi, le disuguaglianze crescenti, gli squilibri (non del mercato, ma) delle vecchie regole applicate a nuove realtà (il mondo digitale, un mondo senza territorialità)? Come sanare i conti pubblici di un paese in grave disequilibrio, a causa di un'atavica abitudine di voler essere più furbi degli altri, di mettersi d'accordo per by-passare le regole, di arricchirsi rapidamente a danno degli indifesi o della collettività (dissesto 4 + 1 + 2 + altre banche , Alitalia, mi fermo)? Come posizionare il paese nell’UE, dopo il successo di Macron in F e il probabile rilancio del bi-motore franco-tedesco? Come migliorare “la governance” del paese (legge elettorale, riforma costituzionale, efficienza e responsabilità del governo, titolo V, iniziativa popolare)? Come far crescere nel tempo l’economia del paese, unica soluzione per garantire occupazione e benessere? Come incentivare gli investimenti privati, italiani e esteri, condizione necessaria per la crescita?

    Tutte queste domande sono state trattate confusamente nel verdetto popolare del 4 dicembre che (a 60 vontro 40) significava: "non ce la facciamo più" e “non sapete fare proprio niente!”. Ma c’è qualcuno che sa far meglio?
     
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  4. Paolo Barbieri 721
     
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    Bisogna pur dare senso al tempo che corre!

    Riguardo alle idee e/o agli uomini da seguire, credo che le ricette siano state scritte tutte nel tempo e aggiornate per adeguarle alle nuove situazioni, da persone competenti e qualificate.

    Ma perchè possano diventare realtà, occorrono persone di certo rigore morale e culturale e conseguentemente orientate al bene comune, non come slogan, ma come comportamento abituale, come attitudine naturale. E poi l'avversione alla mediocrità che ci soffoca da decenni, alimenta costantemente e in modo crescente, una voglia di eccellenza, una voglia di essere condotti e rappresentati nel mondo dai migliori Italiani e non da Razzi che ci racconta che la Corea del Nord è pulita come la Svizzara o altre amenità dello stesso spessore. oppure da suoi sodali e padrini.

    Credo davvero che sia inutile elaborare idee senza sapere a chi affidarle perchè possano camminare speditamente. Perchè, come si dice, "le idee camminano con le gambe delle persone che le rappresentano.": per questo insisto ed insiterò perchè chi ne ha le peculiari attitudini caratteriali, e meno importa sia progressista o conservatore, voglia assumere l'onere di guida che compete ai più dotati.

    Il 4 Dicembre io lo leggo in modo simile al suo: come una partecipazione larga di una Cittadinanza ancora contro la casta: chi ha votato NO, a parte le scelte politiche dei partiti avversari di Renzi, lo ha fatto non perchè sia stato avverso alle riforme, ma perchè ne voleva di migliori e magari più numerose e incisive; chi ha votato SI, a parte i fans di Renzi, lo ha fatto perchè si accontentava persino di quelle, per tagliare posti alla casta, ridurre spese della politica, enti inutili e tempi decisionali (erano le cose più appariscenti).

    E sono tutti delusi: perchè la Costituzione e cmq negata, perchè nessuna riforma è passata e si sono spesi un sacco di tempo e palanche. E Renzi non ha neppuremollato la politica!

    Mentre la baruffa per la nuova legge elettorale, prosegue sulla nostra pelle!
     
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  5. Henri Schmit
     
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    Re: idee vs. uomini.
    Per scrupolo di chiarezza:
    Durante la campagna referendaria NESSUNO, nemmeno il prof. Zagrebelsky ha tirato fuori l’argomento della preferenza elettorale individuale che spetta qua diritto costituzionale all’elettore personalmente, che non può essere delegato, né al genero, né al partito, né al dittatore di turno.
    Questo, cioè il concetto dei capolista bloccati, e non il premio, il ballottaggio, liste o coalizioni, soglie di sbarramento, era il vizio principale della legge elettorale per la camera la quale insieme alla non-legge per il neo-senato era il principale vizio della riforma costituzionale; le due leggi trasformavano la riforma in un golpe istituzionale, con l'obiettivo di consentire a chi deteneva i potere di mantenervisi per tempi indeterminati.
    Non ho sentito nessuno condividere questa mia analisi.
    Ora c’è qualcuno che si risveglia: un paio di mesi fa Marco Travaglio (articolo riprodotto su Libertà&Giustizia) ha espresso le stesse mie idee critiche sulla legge elettorale usando in almeno tre passaggi le mie stesse espressioni ..... Adesso, dopo l’approvazione della famigerata 270/2015 (Italicum), dopo la campagna referendaria, dopo la (deludente, anzi scandalosa) sentenza 35/2017 della Consulta (che sdogana i capolista bloccati!), a sorpresa pure il prof. Zagrebelsky (in una trasmissione televisiva disponibile sul sito di Libertà&Giustizia) sembra fare la stessa analisi giuridica critica che ho difeso pubblicamente e costantemente, in particolare nel mio articolo sul "La sentenza 1/2014 e i diritti elettorali garantiti dalla Costituzione", pubblicato sul forum costituzionale: www.forumcostituzionale.it/wordpres...2014_schmit.pdf.
    Sia la legge vigente uscita dalla sentenza 35/2017, sia i progetti discussi questi giorni nei corridoi del Parlamento continuano a prevedere capolista bloccati, mettendo d’accordo quasi tutti, Renziani, PD, M5* e tanti altri.
    Non posso stare zitto.
     
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  6. Paolo Barbieri 721
     
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    Mi sono sempre speso più a proporre l'uninominale di collegio a doppio turno che a demolire i capilista bloccati (che nell'uninominale non ci sono). In effetti è, come afferma lei, una scelta gravemente lesiva del diritto costituzionale del cittadino di eleggere il proprio rappresentante.

    Meno male che il problema è ormai emerso, anche per merito suo, e in molti lo definiscono inaccettabile: e speriamo che sia affossato come merita.
     
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    Che piega vi aspettavate che avrebbe preso un dibattito nazionale fra partiti, movimenti, associazioni e comitati di ogni colore e varietà, ma con la costante di una qualità bassissima, improntato a modelli elettorali sostenuti da ciascun individuo il proprio come una panacea, al medesimo modo di come si discute nei bar dello schema tattico di disposizione in campo della squadra di calcio cittadina?

    In tanti dicono la propria senza nessuna prospettiva né impegno concreto alla sintesi, il tempo corre, nelle segrete stanze qualcuno si accorda al ribasso a seconda degli interessi di bottega.

    Rimarrebbe forse appena appena ancora un po' di spazio politico per tentare di contrastare l'obbrobrio dei capilista bloccati, a condizione di essere rapidi, uniti e disponibili a mandar giù qualsiasi rospo su ogni altro aspetto della Legge Elettorale. Interessa?

    Ehm, magari tanto per cominciare si potrebbe almeno su questo Forum tenere un po' in ordine le discussioni, sulla base dell'argomento principale del thread.
     
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  8. Henri Schmit
     
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    Io ci sto. L'azione più mite sarebbe una petizione di protesta. L'azione più forte un'iniziativa di legge costituzionale per rendere i diritti elettorali individuali degli art. 48 (elettorato attivo) e 51 (elettorato passivo) inderogabili, come tutto sommato secondo l'intento dei costituenti lo sarebbero già, se non ci fosse la Corte che con argomenti tortuosi, più impliciti che espressi direttamente, accetta che il proseguimento di altri obiettivi legittimi (l'equa rappresentazione dei partiti e la solidità della maggioranza) possano giustificare strumenti (liste, soglie, premi condizionali, etc.) che comprendono delle limitazioni dei diritti elettorali individuali. L'errore del ragionamento salta agli occhi se si tiene conto del fatto (dimostrabile e illustrato da casi reali) che è possibile votare con liste, soglie e premi SENZA restringere i diritti individuali. Questo la Corte non lo dice. La Corte poi confonde (consapevolmente) diritti fondamentali (garantiti dalla C.) e obiettivi politici (eventualmente legittimi, ma subordonati ai diritti garantiti). Alcuni legislatori (non tutti) di altri paesi (CH, SF, LX, PL) più scrupolosi dell'Italia ragionano invece come sostengo io che si DEBBA fare. Un ultimo grave difetto di cui la Corte non si rende conto è che liste bloccate o capolista bloccati violano pure l'articolo 67 della C. che ostacola i vincoli di mandato dei parlamentari. Non a caso c'è (dai tempi del Porcellum) chi (numerosi Berlusconiani e oggi i Grillini, ma anche dei professori universitari) propone di abolire il divieto dell'articolo 67 che è invece un caposaldo della democrazia rappresentativa. Se si abolisse, sarebbe la fine della democrazia (se esiste ancora).

    PS1: i nostri interlocutori non sono i partiti, ormai tutti organizzazioni autoreferenziali e macchine autocratiche di puro potere, ma l'opinione pubblica, la gente di buona volontà, la società civile, accademici e giornalisti etc.
    PS2: il tema del thread è Zabrebelsky, il ruolo degli intellettuali e il merito di chi difende una buona causa anche se predica nel deserto (come Spinelli a Ventotene).
    PS3 (semi-serio): contrariamente all'uso ormai (da pochi mesi) consolidato di scrivere al plurale "capilista", io continuo ad attenrmi alle regole della grammatica (dello Zingarelli p. es.) che non mette al plurale la parola composta se l'elemento si rifersice ad una caratteristica costante e non ad una pluralità di elementi, come in "un capofila, due capofila". Ma ormai l'ideologia dei capi invade anche la grammatica. Per me rimane "i capolista".

    Edited by Henri Schmit - 14/5/2017, 08:35
     
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    CITAZIONE (Henri Schmit @ 14/5/2017, 07:50) 
    PS3 (semi-serio): contrariamente all'uso ormai (da pochi mesi) consolidato di scrivere al plurale "capilista", io continuo ad attenrmi alle regole della grammatica (dello Zingarelli p. es.) che non mette al plurale la parola composta se l'elemento si rifersice ad una caratteristica costante e non ad una pluralità di elementi, come in "un capofila, due capofila". Ma ormai l'ideologia dei capi invade anche la grammatica. Per me rimane "i capolista".

    PS3 (su certe cose non scherzo mai): non litigheremo per questo, anche se una bella flame war sui social non la disdegnerei. Alle volte, soprattutto sul web, si ottiene prima la dovuta attenzione con pretesti che mettendo subito avanti le proprie buone motivazioni.
    Il dizionario Zingarelli dice così? Beh, tanto meglio, del resto la spiega che viene data dal medesimo Editore Zanichelli in altri strumenti didattici è un po' differente (ma sull'esempio potrei avere qualcosa da ridire, di mezzo potrebbe esserci anche una delicata questione di genere, e sulle questioni di genere in politica mi hanno sempre insegnato ad andarci molto cauto).
    Qui declinare il primo termine della parola composta piuttosto che considerare l'intero composto indeclinabile può essere un'idea, ma in ogi caso "capolista oppure capilista" l'atteggiamento non cambia: come che sia non li vogliamo bloccati!

    In ogni maniera date retta a me: mettiamo un po' di ordine nelle discussioni di questo Forum, sennò il visitatore occasionale si disorienta e ci lascia subito.
     
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8 replies since 8/5/2017, 07:57   89 views
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