Difesa dei diritti elettorali individuali contro lo stratagemma di liste o candidati bloccati

In seguito alla discussione fuori tema in un altro thread sono stato invitato a riformulare le mie osservazioi come discussione autonoma

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  1. Henri Schmit
     
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    La difesa dei diritti elettorali fondamentali

    Dal 2005 gli Italiani sono defraudati dei loro diritti politici più importanti.

    Gli articoli 48 (“Il voto è personale ed eguale, libero e segreto”) e 51 (uguale accesso alle cariche elettive) della Costituzione sanciscono il diritto dei cittadini di eleggere loro stessi, liberamente e in condizioni di uguaglianza, i deputati e i senatori. I diritti elettorali sono una delle garanzie più importanti del principio costituzionale di sovranità dei cittadini confermato all’articolo 1 comma 2: “La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.

    Le due ultime leggi elettorali (L. 270/2005, Porcellum e L. 57/2015, Italicum) violavano alcuni principi costituzionali: per definire le procedure per il rinnovo delle camere il Parlamento ha sostituito il voto individuale con un voto di lista (prima interamente, poi prevalentemente) bloccata e ha quindi trasformato il diritto di scelta dei cittadini in un potere di nomina delle segreterie dei principali partiti politici. Entrambe le leggi sono state censurate dalla Corte costituzionale (sentenze 1/2014 e 35/2017) la quale ammette tuttavia, a certe condizioni, come conforme delle restrizioni dei diritti elettorali individuali a favore del potere di nomina dei capipartito.

    Con sentenza 1/2014 la Corte costituzionale ha dichiarato lunghe liste interamente bloccate non conformi alla Costituzione e ha sostituito la normativa censurata (Porcellum), che prevedeva un voto di lista e un premio di maggioranza alla lista più votata, con un sistema proporzionale di lista con preferenze individuali facoltative.

    Con l’Italicum il Parlamento ha sfruttato in pieno la presunta discrezionalità lasciata dalla sentenza 1/2014 al legislatore e ha replicato gran parte della precedente normativa intervenendo su due volani ben diversi. Da un lato ha introdotto una soglia di preferenze di lista quale condizione dell'applicazione del premio di maggioranza e, in caso di non raggiungimento della soglia da nessuna lista, un turno di ballottaggio fra le due liste più votate. L’Italicum ha d'altro canto creato la figura dei capolista di collegio (con tre a nove seggi ciascuno) i quali possono presentarsi in un massimo di dieci dei cento collegi, sono eletti indipendentemente dalle preferenze espresse dagli elettori per gli altri candidati di collegio e possono scegliere, dopo aver preso atto dei risultati del voto, in quale collegio accettare la loro 'elezione'.

    Con sentenza 35/2017 anche l'Italicum è stato dichiarato incostituzionale; la Corte ha censurato sia le disposizioni relative al ballottaggio di lista (non assimilabile a un ballottaggio fra candidati individuali), sia quelle relative alla facoltà dei capolista di poter scegliere discrezionalmente il collegio di 'elezione'. Scontentando quasi tutti la Corte ha quindi abolito i ballottaggio di lista ritrasformando il sistema maggioritario in meccanismo virtualmente solo proporzionale e ha sostituito la discrezionalità dei capolista con il sorteggio.

    Entrambe le sentenze ammettono la conformità di candidati bloccati, cioè non eletti dai cittadini, ma nominati da chi redige e presenta la lista, alla condizione alternativa che la restrizione al diritto di voto individuale non riguardi tutti gli eletti (come avviene in Germania dove metà dei componenti del Bundestag è eletta con le preferenze mentre l’altra metà è eletta con liste bloccate) o che i candidati bloccati siano proposti in collegi di limitata dimensione (come avviene in Spagna) in modo tale da permettere agli elettori di conoscere effettivamente ogni candidato bloccato individualmente. Le due sentenze citate ripetono le stesse linee guida giurisprudenziali favorevoli a certe condizioni a liste o a candidati bloccati. La stessa soluzione permissiva è confermata dalla Corte di giustizia dei diritti umani la quale ha espressamente riconosciuto - proprio in occasione a un ricorso italiano contro il Porcellum (sentenza del 13 marzo 2012, caso Saccomanno e altri contro Italia, §§ 55-65) – che la legittimità di liste elettorali lunghe interamente bloccate è una questione lasciata alla discrezionalità delle autorità politiche di ogni paese.

    Questa giurisprudenza permissiva è inaccettabile perché viola palesemente i diritti individuali di elettorato attivo e passivo sanciti dalla Costituzione.

    Come fanno i giudici per giustificare in diritto la loro definizione restrittiva dei diritti elettorali fondamentali?

    I cittadini che hanno fatto ricorso contro le due ultime leggi elettorali e i giudici ordinari che hanno rinviato l’eccezione di costituzionalità alla Consulta hanno, in entrambe le vicende, messo in dubbio non solo le candidature bloccate, ma anche l’uso improprio di un sistema di liste abbinato a soglie di accesso al riparto dei seggi e a premi di maggioranza, e nell’ultima vicenda, anche a un turno di ballottaggio condizionale fra le due liste più votate se nessuna raggiunge una certa soglia al primo turno. Gran parte delle due sentenze e del dibattito politico sul futuro sistema elettorale verte su questo secondo tema che riguarda altri principi, non previsti espressamente dalla Costituzione, ma costruiti attraverso il ragionamento giuridico dalla suprema Corte.

    La Corte costituzionale riconosce un’ampia discrezionalità legislativa per definire le procedure elettorali più adeguate tenendo conto di due obiettivi politici contrapposti quali l’equa rappresentazione delle f orze in campo e la formazione di una maggioranza stabile; si tratta di obiettivi politici contingenti che il modello elettorale scelto dal legislatore può favorire legittimamente, non di diritti fondamentali suscettibili di osservanza o di violazione; essendo inoltre i due obiettivi entrambi legittimi, ma contrapposti, la loro applicazione necessita da parte del legislatore delle scelte delicate, in ultima analisi di opportunità politica. Scelto un certo modello, per esempio un sistema proporzionale di lista, il legislatore può limitare gli effetti attesi ritenuti eccessivi, ma non dovrebbe, secondo la Corte, né contraddire con contro-misure troppo drastiche quello che gli strumenti di base pretendono favorire, né aggiungere misure restrittive non idonee o non indispensabili al raggiungimento dell’obiettivo perseguito. Nell’ultima sentenza la Corte afferma inoltre una certa prevalenza del principio di equa rappresentazione su quello della stabilità della maggioranza parlamentare. Alla fine spetta al giudice costituzionale valutare attraverso un’interpretazione complessiva della normativa elettorale contestata se singole misure sono eccessive o se l’intero sistema è abusivo dichiarando inapplicabili le disposizioni non conformi.

    La Corte costituzionale distingue quindi fra i diritti di elettorato attivo e passivo dei cittadini sanciti negli articoli 48 e 51 e dei principi non espressamente previsti, ma costituzionalmente rilevanti, quali l’equa rappresentazione dei partiti e la governabilità. Sembra però ammettere inoltre, con argomenti più impliciti che espressi chiaramente, che il perseguimento degli altri obiettivi legittimi possa giustificare strumenti (liste, soglie, premi condizionali, etc.) che implicano delle restrizioni dei diritti elettorali individuali. L'errore del ragionamento salta agli occhi se si tiene conto del fatto (dimostrabile e illustrato da numerosi sistemi vigenti) che è possibile votare con liste, con soglie di accesso e addirittura con premi e ballottaggi di lista senza restringere in alcun modo i diritti individuali. Questo la Corte non lo dice. Confonde le idee riconducendo il principio di equa rappresentazione delle liste all’uguaglianza del voto ‘in entrata’ (cioè prima di essere trattato dalla formula di trasformazione dei voti in seggi). Sembra che la Corte confonda consapevolmente i diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione e gli obiettivi politici eventualmente legittimi, ma subordinati ai diritti garantiti e permetta quindi che i primi possano essere limitati per ragioni legate ai secondi.

    Per giustificare liste o candidature bloccate la Corte intenzionalmente non invoca l’articolo 49 (“Tutti i cittadini hanno il diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”); la sentenza 1/2014 interpreta l’articolo 49 come una conferma dei diritti politici individuali: «le funzioni attribuite ai partiti politici dalla legge ordinaria al fine di eleggere le assemblee - quali la “presentazione di alternative elettorali” e la “selezione dei candidati alle cariche elettive pubbliche” - non consentono di desumere l’esistenza di attribuzioni costituzionali, ma costituiscono il modo in cui il legislatore ordinario ha ritenuto di raccordare il diritto, costituzionalmente riconosciuto ai cittadini, di associarsi in una pluralità di partiti con la rappresentanza politica, necessaria per concorrere nell’ambito del procedimento elettorale, e trovano solo un fondamento nello stesso art. 49 Cost.». Nella sentenza 35/2017 la Corte sembra far marcia indietro affermando lo status costituzionale non proprio evidente dei partiti: conta molto “nella complessiva valutazione di una siffatta disciplina, la circostanza che la selezione e la presentazione delle candidature (...) nonché, come nel caso di specie, l’indicazione di candidati capilista, è anche espressione della posizione assegnata ai partiti politici dall’art. 49 Cost., considerando, peraltro, che tale indicazione, tanto più delicata in quanto quei candidati sono bloccati, deve essere svolta alla luce del ruolo che la Costituzione assegna ai partiti, quali associazioni che consentono ai cittadini di concorrere con metodo democratico a determinare, anche attraverso la partecipazione alle elezioni, la politica nazionale.

    Manca, da parte della Corte, una giustificazione esplicita della restrizione dei diritti elettorali fondamentali creata da liste o candidati bloccati. I giudici non spiegano per quali ragioni il diritto fondamentale di scelta dei cittadini può essere sostituito con il potere di fatto delle associazioni politiche menzionate all’articolo 49.

    I motivi discutibili forniti dall’Avvocatura generale dello Stato, sia davanti ai giudici costituzionali, sia davanti a quelli di Strasburgo, in difesa delle candidature bloccate, riguardano l’opportunità di verificare le capacità tecniche e l’integrità morale dei candidati, di ostacolare intrusioni inopportune o malavitose, di evitare l’indebitamento e quindi la dipendenza economica di candidati e eletti da creditori privati, di rinforzare la coesione della maggioranza attraverso la dipendenza dei rappresentanti dello stesso schieramento da un potere comune.

    Un ulteriore grave difetto di candidati nominati dai partiti è ignorato (menzionato ma non discusso)dalla Corte: liste o candidati bloccati violano, infatti, pure l'articolo 67 della Costituzione il quale ostacola i vincoli di mandato dei parlamentari: “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”. Non a caso c'è, dai tempi del Porcellum, chi fra gli uomini politici e i loro consulenti accademici propone di abolire il divieto dell'articolo 67, un caposaldo della democrazia rappresentativa. Se si abolisse il libero mandato, la democrazia rappresentativa sarebbe trasformata in partitocrazia, con l’inconveniente assurdo che in ogni partito si riproporrebbe lo stesso problema che non ha potuto essere risolto per l'intero Parlamento.

    L’abuso reiterato del legislatore non adeguatamente represso dalla giurisprudenza costituzionale crea un’impasse istituzionale di fronte alla quale i cittadini sono indifesi. In ultima analisi sono i vari poteri costituiti, legislatori e organi di controllo da loro nominati, che permettono che alcuni fra i diritti costituzionali più importanti dei governati siano calpestati nell’interesse proprio dai governanti, senza che vi sia alcun rimedio che permetta al popolo solo in teoria sovrano di sanzionare l’abuso e di ripristinare il suo diritto.

    L’unico strumento piuttosto debole che preveda la Costituzione è l’iniziativa legislativa popolare dell’articolo 71 secondo comma: “Il popolo esercita l’iniziativa delle leggi, mediante la proposta da parte di almeno cinquantamila elettori di un progetto redatto in articoli.” Nulla vieterebbe a un numero congruo di cittadini di presentare al Parlamento un progetto articolato di legge costituzionale per ribadire e rinforzare il carattere fondamentale e inderogabile dei diritti elettorali individuali. Formalmente l’iniziativa popolare anche se fosse supportata dal numero legale di cittadini previsto all'articolo 71 non comporta alcun obbligo per il legislatore di dare seguito e di mettere il progetto all’ordine del giorno per un dibattito parlamentare. Concretamente un’iniziativa firmata trasversalmente da un numero considerevole di cittadini potrebbe tuttavia sbloccare la situazione, indurre i legislatori a rinunciare a restrizioni non giustificabili dei diritti politici individuali e servire da modello per una futura revisione della Costituzione a favore dell’iniziativa popolare vincolante in tutti i campi, a condizioni rigorose ed esigenti.

    Edited by Henri Schmit - 19/5/2017, 10:06
     
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  2. Henri Schmit
     
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    Noto lo scarso interesse per la mia analisi e proposta. Comunque sia, oggi, ad Omnibus de La7 (disponibile in streaming, anche in differita) Alfredo D'Attorre discutendo l'ultima proposta di legge elettorale del PD (il “Rosatellum”, né veramente proporzionale perché senza scorporo, né maggioritaria perché l’uninominale vale solo a metà, né rispettosa dei diritti individuali, molto simile alla normativa vigente per l'elezione del Bundestag tedesco, che invece è interamente proporzionale) sostiene che l'aspetto più inaccettabile sono le liste bloccate della metà proporzionale della proposta e che il suo movimento politico (incontro “Fondamenta” questo week-end a Milano, Spazio Megawatt) intende raccogliere firme contro tale disposizione; afferma inoltre che essendo lui proporzionalista accetta senza problemi una soglia di accesso del 5% (il movimento dei democratici progressisti viene ultimamente dato al 3-4% dei consensi). Peccato che queste posizioni vengono fuori così tardi! Ho sostenuto prima del 2005 che la quota proporzionale del Mattarellum era inopportuna e incostituzionale; ho contesto dopo il 2005 l'obbrobrio delle liste bloccate del Procellum; ho criticato la sentenza 1/2014 nella misura in cui ha sdoganato le liste bloccate a certe condizioni; ho pubblicamente denunciato i candidati nominati in entrambe le camere come maggior vizio non solo dell’Italicum, ma dell'intera riforma Renzi-Boschi; continuo a criticare la sentenza 35/2017 che conferma la conformità dei capolista bloccati perché le candidature bloccate equivalgono a deputati nominati da poteri di fatto. Sostengo da sempre che l'unico strumento che rimane in mano ai cittadini per insistere sul loro diritto di scegliere loro stessi i singoli rappresentanti, indipendentemente dalle modalità più o meno proporzionali del sistema prescelto, è l'iniziativa legislativa popolare che, oltre a incidere sulla normativa elettorale, dovrebbe essere utilizzata per creare un nuovo strumento costituzionale, l'iniziativa popolare vincolante (a condizioni severe), che sbocca o direttamente in una legge votata dal Parlamento, o in un referendum, in tutte le materie, (e questo è essenziale) anche costituzionali. Passo e chiudo.
     
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  3. Paolo Barbieri 721
     
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    Caro Henri,

    solo ieri ho visto l'avviso di un nuovo intervento sul forum. E, come lei ben sa, il tema ed il confronto su di esso, mi interessano e molto.
    Ma sono rimasto piuttosto sconcertato dalla dimensione dell'analisi e dalla complessità della proposta.

    Non possiamo dimenticare che dobbiamo rivolgerci, sia pure attraverso i promotori del CDC, ad una Cittadinanza culturalmente impoverita e alla quale è necessario rivolgersi con proposte semplici perchè possano essere comprese e sostenute. Anche il prof. Pasquino suggerisce o il tedesco se si preferisce il proporzionale o il francese se il maggioritario. Sistemi collaudati, funzionali, durevoli e duraturi.

    Quello che sempre più chiaramente si evince dalle sterili e offensive polemiche politiche, è la necessità di: "Facciamola NOI..." con l'esercizio degli articoli 71 e 50 da parte di una Sovranità Popolare Realizzata. Mentre abbiamo prodotto la miseria di 30mila firme sotto una petizione intrinsecamente sottomessa alla casta, alla quale "chiede" per essere ignorata e sbeffeggiata con un plateale "me ne frego".

    E si alzano ALTI LAI!

    Sinceramente sono sconcertato! Non si vogliono vedere i segnali che ci provengono continuamente con i successi del M5S, di PODEMOS, e in ultimo di Macron: EVIDENTE LA ROTTURA CON LA TRADIZIONE, I NON PARTITI che vincono raccogliendo il desiderio di cambiamento che sale dalla Società Civile, tutta intera, evoluta o meno. Non si vogliono vedere i continui fallimenti delle nuove entità politiche che tentano la sorte seguendo i riti della tradizione... E su quella strada pare avviato anche il MDP Articolo UNO... Mentre l'arrogante presuntuoso incapace incompetente tornerà in sella sfruttando il sentimento della Cittadinanza, smarrita dalla deludente democrazia, che dichiara alle indagini demoscopiche, di preferire "l'uomo forte e solo al comando", al 79%, confermando, se ce ne fosse bisogno, il proprio impoverimento.

    Una cecità ostinata! E disastrosa.
     
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  4. Henri Schmit
     
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    Quello che dico è estremamente semplice: la cosa più importante della legge elettorale è che i cittadini possano decidere liberamente di candidarsi (art. 51) e che i rappresentanti siano scelti esclusamente dai cittadini (art. 48). Questo principio vale da quando si parla di democrazia e di suffragio universale, da oltre 200 anni. Dovrebbe essere evidente, ma gli interessi politici (non illegittimi, ma di breve termine) hanno creato un'immensa confusione. La Corte costituzionale è caduta nella trappola (le "scienze" politiche che oramai comandano il diritto costituzionale) e difende gli interessi delle gerarchie partitiche. E triste, sconcertante, ma è così.

    Non propongo nessun sistema in particolare. Dico solo che con tutti i sistemi è possibile rispettare le due regole base di cui sopra. Personalmente preferisco il doppio turno uninominale alla francese. Riconosco però che esistono altri sistemi intelligenti e conformi ai diritti elettorali fondamentali, a patto che non si aggiungano trucchi e stratagemmi per neutralizzare il diritto degli elettori.

    Il discorso interessato sullo statuto dei partiti politicie sulle primarie fa parte della confusione e rende la soluzione del problema ancora più difficile.

    L'unica cosa che possiamo fare è prendere l'iniziativa per una legge costituzionale che confermi i diritti elettorali fondamentali o che insista sulla loro corretta applicazione. Sembra che il MDP Articlo 1 stia preparando qualcosa del genere. Temo però che (loro continuino a confondere diritti individuali e obiettivi politici e che quindi) la formulazuione della proposta non sarà all'altezza delle mie aspettative.

    Una volta approvata una nuova legge elettorale (probabilemnte un pasticcio peggiore dei precedenti) sarà troppo tardi per insistere su quello che veramente (a lungo termine) conta, i diritti elettorali fondamentali dei cittadini; con l'approvazione di una nuova legge il discorso rimarrà sigillato per anni - a meno che la Corte censuri una terza volta.

    Edited by Henri Schmit - 24/5/2017, 11:29
     
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  5. Henri Schmit
     
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    Ecco il collegamento per la petizione (breve, essenziale) lanciata il 25 maggio da Articolo 1 per escludere qualsiasi tipo di candidatura bloccata.

    https://articolo1mdp.it/rassegna-stampa/fi...to-di-nominati/

    Dovrebbe essere evidente a tutti, anche agli esponenti di Articolo 1, che questa petizione è incompatibile con il modello elettorale tedesco che prevede l'"elezione" di metà dei deputati su liste bloccate decise dai partiti.
     
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    Questo il testo della petizione promossa da Articolo Uno, sarebbe secondo me una buona posizione (e rispetto alla precedente iniziativa del Coordinamento Democrazia Costituzionale mi pare caratterizzata dal pregio non da poco di concentrarsi in maniera ancora più esplicita e diretta su un'unica questione), ma sta facendo enorme fatica anche solo ad essere conosciuta:

    Al Presidente del Senato.
    Alla Presidente della Camera dei Deputati.
    Il risultato del referendum costituzionale del 4 dicembre ha segnato uno spartiacque nella vita politica del nostro Paese. Con l’affermazione del No i cittadini italiani hanno respinto non solo una riforma costituzionale molto discutibile, ma nella sostanza anche il sistema elettorale ad essa strettamente collegato, il cosiddetto Italicum.
    Dei due pilastri dell’Italicum, il ballottaggio e i capilista bloccati, il primo è stato definitivamente cancellato dalla sentenza della Corte Costituzionale del 25 gennaio, mentre restano in piedi i capilista bloccati, che sottrarrebbero alla scelta dei cittadini italiani quasi i tre quarti dei membri del prossimo Parlamento. Ciò è totalmente inaccettabile. Votare con questo sistema o con un’altra legge che non permetta ai cittadini di scegliere gli eletti infliggerebbe un altro colpo durissimo al prestigio e all’autorevolezza del Parlamento e accrescerebbe la distanza fra cittadini e istitituzioni parlamentari.
    Per queste ragioni chiediamo
    che la riforma della legge elettorale attualmente in discussione cancelli il sistema dei capilista bloccati e restituisca ai cittadini il potere di scegliere in maniera diretta e riconoscibile i propri rappresentanti alla Camera e al Senato. Ciò è indispensabile per tornare ad avere parlamentari che rispondano agli elettori del loro operato e che non siano semplicemente guidati dal vincolo di fedeltà al capo-partito o capocorrente che li ha nominati.


    https://articolo1mdp.it/assets/uploads/201...con-privacy.pdf
     
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  7. Henri Schmit
     
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    Adesso anche Possibile di Pippo Civati lancia una petizione (o si associa a quella di MDP articolo 1 ???) contro le candidature bloccate.

    Solo che adesso è troppo tardi. La Consulta ha legittimato candidature bloccate a certe condizioni (non per tutti o su liste non troppo lnghe). E i partiti maggiori ovviamente ne approfittano subito per riproporre questo stratagemma. Solo che da metà parlamento da modello tedesco (già uno scandalo che dura da 68 anni, ma che ci riguarda solo indirettamente) si è passati adesso a due terzi di nominati a un terzo di eletti nei collegi.

    I comitati per il no e democrazia costituzionale chiamano a manifestare a Roma contro le candidature bloccate e a favore di un sistema rigorosamente proporzinale. Ecco il testo:

    "Il Comitato per la democrazia Costituzionale ha convocato per domani 6 giugno dalle 16 in poi un sit in a Montecitorio per presidiare la discussione alla Camera della legge elettorale. Al presidio saranno presenti, tra gli altri, Anna Falcone, Domenico Gallo, Alfonso Gianni, Alfiero Grandi, Bia Sarasini, Massimo Villone.

    Un appuntamento fondamentale per la democrazia del Paese, che da troppo tempo vive in uno stato provvisorio. Lo stesso Parlamento in carica è stato eletto con una legge giudicata incostituzionale.

    Il Comitato invita tutte e tutti a partecipare, vigilare, far sentire la voce di chi ha votato no il 4 dicembre, quel voto che tutti vorrebbero far sparire dall'orizzonte politico e istituzionale del Paese.

    Le continue notizie di accordi, di modifiche, contromodifiche, fanno pensare che fino all'ultimo la legge sarà oggetto di trattative o peggio di scambi e nulla garantisce il risultato finale. L’accordo di cui si ha notizia, raggiunto tra 4 principali partiti, non corrisponde alle esigenze di rappresentanza che hanno guidato e guidano l’azione dei comitati.

    Vulnus centrale rimane il voto congiunto per il collegio e per la lista, che nonostante tutti i cambiamenti, produce l’effetto del “voto utile” che inevitabilmente esprime i 4 maggiori partiti e rischia di escludere dall’assemblea tutti gli altri, in connessione allo sbarramento al 5%. Quindi ancora una volta il principio di proporzionalità viene gravemente leso se non negato.

    Il Comitato per la Democrazia costituzionale porta all’attenzione dei legislatori la voce dei cittadini e delle cittadine. La legge elettorale non può essere di nuovo piegata alle esigenze dei partiti e alla vigilia di nuove elezioni garantire il loro ritorno in Parlamento."

    Non hanno ancora capito che le due cose (candidature bloccate e sistema proporzionale di lista) sono collegate.

    Stasera uscirà la proposta di nuova legge elettorale dalla Commissione Affari Costituzionali della Camera. Con candidati bloccati. L'ennesima occasione sarà sprecata, per anni.

    Non sono stato convincente. Non conto niente in questo paese dei "Lei non sa chi sono io". Tanti professori, tante chiacchere, ma pochi risultati.
     
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    Forse non conterai niente (nel caso siamo in buona compagnia), ma intanto su questo Forum sei di gran lunga la persona più indicata nelle prossime ore per spiegare a tutti noi concretamente come funzionerebbe il ddl che sta per uscire dalle Commissioni Camera.

    Non come potrebbe essere se fosse diverso, ma proprio come funzionerebbe se la legge venisse promulgata così.

    Lo faresti per noi?
     
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  9. Gio Tomei
     
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    Firmerò la petizione, per contribuire a dimostrare come non sarà considerata dai “rappresentanti del popolo”, contrastando con la legge elettorale “simil-tedesca”, che i partiti consociativi della tradizione italica pensano di attuare. Poi, Barbieri afferma come sia complesso rivolgersi a una cittadinanza culturalmente impoverita, per cui occorre essere semplici e poco profondi.
    Eppure, il sistema di potere in cui ci dibattiamo è certamente complesso e ha prodotto, sulla sottrazione continua di diritti e sulla deprivazione di qualità di vita sostenibile, una sorta di acquiescenza, di assuefazione, che Barbieri ritiene inadeguatezza culturale, per comprendere gli stimoli sul cambiamento indifferibile.
    Non è così, basti riflettere sui circa 20 milioni di NO al referendum, con tutte le tare del caso; al referendum sull’Acqua Pubblica; ai movimenti per l’attuazione della Costituzione; ai movimenti ambientalisti; ai risultati NO TRIV; alla risposta di contrasto al TTIP e al CETA; alle aspettative verso soluzioni politiche sostenibili per il lavoro, la salute, la ricerca e l’università, la moneta e le banche, la disoccupazione giovanile, le povertà, i migranti; l’Europa, la Brexit e il Trumpismo; le iniziative giudiziarie del magistrato Michele Ruggiero a Standard & Poor’s e l’eco che ha sollevato; le nuove iniziative giudiziarie sulla cantabilità e i bilanci delle banche, per dimostrare la straordinaria sensibilità di un popolo che avverte di appartenere alla classe uniformata di sudditi di un potere auto referenziale, prodotto e detenuto dai partiti politici e che ha generato la grande quota dei non elettori e degli astensionisti.
    Così, ho avvertito la necessità d’intervenire perché continuo a percepire la lettura della realtà, sul tema della legge elettorale, che non considera una prospettiva possibile che manca al dibattito in corso.
    Inizio dalla correttezza di quanto afferma Henry, per proporla, pensando come sia complessa ma possibile, riflettendo come possa appartenere alle prerogative del CDC e dei Comitati per il NO renderla possibile, assieme alle associazioni e movimenti che la ritengono realizzabile. Dice Henry: “la cosa più importante della legge elettorale è che i cittadini possano decidere liberamente di candidarsi (art. 51) e che i rappresentanti siano scelti esclusivamente dai cittadini (art. 48). Questo principio vale da quando si parla di democrazia e di suffragio universale, da oltre 200 anni. Dovrebbe essere evidente, ma gli interessi politici (non illegittimi, ma di breve termine) hanno creato un'immensa confusione. La Corte costituzionale è caduta nella trappola (le "scienze" politiche che oramai comandano il diritto costituzionale) e difende gli interessi delle gerarchie partitiche. E triste, sconcertante, ma è così. …….Riconosco però che esistono altri sistemi intelligenti e conformi ai diritti elettorali fondamentali, a patto che non si aggiungano trucchi e stratagemmi per neutralizzare il diritto degli elettori.”

    Partendo da qui, dalla prospettiva di una soluzione che appartiene al popolo. Vi lascio alla lettura di una soluzione possibile, alla portata di tutti noi.
    Mi sono deciso a scrivere dopo aver ascoltato l'Avv. Falcone a Otto e Mezzo del 2 giugno, intervenuta assieme a Sgarbi sui temi della legge elettorale, della Costituzione sostanziale e del diritto che io definisco "Potere del Popolo", quando è chiamato a esercitare il suo ruolo sovrano, consistente nell'attribuzione di un mandato indiretto a un eletto in Parlamento.
    Sappiamo bene che, tra strapotere dei partiti al governo e mancanza di vincolo di mandato, il popolo può solo sperare, e senza nessuna protezione giuridica reale, al potere di riforma senza contrappesi della democrazia rappresentativa del nostro tempo.
    Se si potesse, in qualche modo, concepire alla ragione e al diritto, che la giustizia possa essere imposta dal popolo, perché ne fa richiesta al potere costituito, anche assumendo la rilevanza di tutte le forme di democrazia diretta, sarebbe inutile continuare.
    Se, però, si possa ritenere che abbia ragione, allora, la conclusione non può che essere una: la giustizia è ottenibile in Parlamento solo se gli eletti dovessero sentire l'obbligo, non solo morale, di corrispondervi perché, in mancanza, ne pagherebbero conseguenze personali e di partito che li ha proposti.
    Non si tratta di giustizialismo, ma di riequilibrio democratico della rappresentanza.
    Così, ho sempre ritenuto che la missione politica così popolare come quella del CDC, sia stato un errore storico vincolarla a superiore baluardo giuridico a difesa delle Costituzione e delle leggi, fino a far sentire i circa 750 comitati e i circa 20 milioni di cittadini che hanno detto NO il 4 dicembre 2016, orfani di una prospettiva politica che superasse le divisioni ideologiche dei partiti politici, approfittando della circostanza storica di lasciar vivere la dimensione popolare, per la prima volta nella storia della repubblica, libera di esprimersi, nel solco dei principi e del dettato costituzionale.
    Finalmente, una leadership funzionale capace di umiltà e di lasciare che ciò che il popolo aveva ampiamente dimostrato di sentire, dipendesse dalla loro dimensione di “popolo sovrano”, capace di vivere una nuova esperienza, nella percezione di aderire a un diritto e di poterlo esprimere come contro potere capace di bilanciare la democrazia rappresentativa con una nuova e mai frequentata, democrazia partecipativa e deliberativa.

    Nessuno di noi, da questa prospettiva, ha mai sentito la necessità di un partito politico, ma la semplice, logica opportunità di una rappresentanza di visione politica unitaria, che non è stata compresa, per supposto superiore controllo di direzione, giocata sulle capacità culturali e sulla accentuazione delle capacità cognitive, utilizzando male e per nulla, un’occasione potenzialmente decisiva.

    Una responsabilità che va oltre il mandato ricevuto, dalla straordinaria produttività espressa dalla numerosità e dalla delocalizzazione territoriale dei “movimenti per il NO”, che avrebbe costruito, sugli ideali di un movimento coeso e stabile nel tempo, un insieme di possibilità operative largamente rappresentabili sul piano locale, basato sulla missione unica di .....e qui provo a dire la mia.

    Provo, sperando che, sulla realtà che si sfilaccia in tanti rivoli, il dubbio e l'umiltà possa far parte dell'orizzonte percepibile, giusto per riflettere sulla opportunità di poter prescindere, e per un certo tempo, dalle ideologie e dai partiti, per questa fase che provo a illustrare in estrema sintesi, da definire di tipo pre-elettorale.

    Il significato da attribuire a “pre-elettorale”, insiste sul tempo che intercorre tra due tornate elettorali e che propone prevalente il “come” si possa realizzare un obiettivo, rispetto a “chi” debba realizzarlo, considerando che la fattispecie possa essere regolata dal diritto privato, a tutela dei cittadini italiani circa le regole che permetteranno di conoscere in via anticipata le ragioni di una scelta ponderata, da esercitare come diritto-potere di cittadino, nelle occasioni in cui la Costituzione lo definisce “sovrano”.

    Immaginiamo che ogni cittadino italiano, in possesso di requisiti definibili, possa ritenere di proporsi come candidato eleggibile al Parlamento, in ogni momento nel tempo che intercorre tra due tornate elettorali nazionali e che possa ritenersi vincolato e obbligato a realizzare in parlamento uno specifico “Programma Politico”, che sia gradito e soddisfi le attese del popolo sovrano, in caso fosse eletto.

    Immaginiamo che i candidati eleggibili possano essere, sempre in fase pre-elettorale, anche segnalati da associazioni, movimenti, partiti politici, presupponendo che l’insieme delle regole che appartengono alle diverse fattispecie siano regolate da contratti specifici di diritto privato, ci troveremmo di fronte alla necessità di individuare il “soggetto giuridico”, che potremmo definire di scopo, e che rappresenterebbe la controparte contrattuale che, sul piano tecnico, metodologico e organizzativo, sul piano del funzionamento, realizzasse quel che si è immaginato, rappresentando la “Casa Comune” per tutti, al fine di:

    1. Accogliere i cittadini italiani, le associazioni, i movimenti, i partiti politici, che intendono collaborare e partecipare alla gestione tecnica e operativa del “soggetto giuridico” tecnico e alla preparazione e gestione dei contratti da sottoscrivere.
    2. Accogliere i cittadini italiani che intendono candidarsi come eleggibili al parlamento, a condizione che soddisfino i requisiti ritenuti necessari e vincolarli sul piano contrattuale, come singoli e come eventuali candidati espressi da “soggetti giuridici” terzi, anche se partiti politici.
    3. Realizzare il “Programma Politico” comune e condiviso, opportunamente comunicato al popolo italiano al fine di contribuire a renderlo adeguato alle aspettative, e che sul piano contrattuale obblighi e vincoli gli eleggibili, se eletti, di assumerlo per realizzarlo in Parlamento.
    4. Definire, rendere operativa e gestire, una piattaforma tecnologica per la gestione delle “Primarie Sempre Aperte” dei cittadini italiani in fase pre-elettorale, la cui durata può essere lunga anche 5 anni, cui si accompagnano servizi scientifici connessi ai “Sondaggi” e al “Dialogo” tra i cittadini italiani, la Casa Comune e i suoi ospiti.
    5. Aprire al voto dei cittadini italiani, su regole definite, le “Primarie Sempre Aperte” e ricavare, sui risultati, potenziali “Liste Elettorali” che dai collegi, possono arrivare fino al singolo seggio.
    6. Fare in modo che gli eleggibili possano essere rappresentati dai partiti politici associati alla Casa Comune, oppure, in assenza, promuovere la nascita del "partito del popolo" (un nome come un altro).

    Ritornando agli obblighi, qualcuno potrebbe dire che in parlamento, se un eletto non osservasse il programma politico, sulla mancanza di vincolo di mandato, quel contratto può ritenersi carta straccia.
    Si osservi che la capacità di comunicazione e mediatica della Casa Comune è tale che quel soggetto potrebbe anche soppesare se ne valga la pena, perché la pubblicità della sua incoerenza, sulla dimensione dell’apparato, lo metterebbe fuori dai giochi come impresentabile alla successiva occasione.

    Comunque, s’instaurerebbe una dimensione di democrazia partecipativa e deliberativa che apre scenari del tutto nuovi per il ripristino dello Stato di diritto.

    Si può osservare, infatti, che in caso si riuscisse a realizzare un parlamento eletto dal popolo sovrano, sulla spinta delle capacità tecniche, organizzative e metodologiche della Casa Comune, ma anche sulla “rappresentanza” che propone, sull'obbligo del programma politico, si realizzerebbe in Parlamento, oltre che l’attuazione della Costituzione del ’48 e sua manutenzione e aggiornamento d’obbligo, assieme alle leggi ordinarie, una modificazione giuridica per rendere ordinari i meccanismi proposti, comprendendo fino in fondo la loro capacità di ri-equilibrio del sistema dei partiti politici e delle forme di democrazia bilanciata tra democrazia rappresentativa e diretta, attraverso la presenza di forme partecipative e deliberative entrate nella consuetudine della governance pubblica.

    Un cenno sul concetto di “rappresentanza”, sulla dimensione popolare dei temi come affrontati nella Casa Comune.
    Credo occorra riflettere che la situazione più comune oggi, tra movimenti e nascita di nuovi e vecchi partiti politici, che la pensano come “noi”, sia il loro tentativo di costituirsi al fine di proporre aggregazioni di altri soggetti che si muovono più o meno nello stesso alveo ideologico, nel tentativo di arrivare ad una rappresentanza sufficiente ad evitare la soglia di sbarramento della nuova legge elettorale.
    Si pensi alle tante diaspore in atto, tra cattolici popolari, liberali, socialisti, sovranisti, giusto per citare un aggregato numerico importante.
    Altra cosa sarebbe, se tutti fossero sufficientemente speculativi per comprendere quanto sarebbe più produttivo confluire in una Casa Comune, ma anche, considerando il portato psicologico di ritenersi nel giusto e forti a sufficienza sul piano ideologico, proporre loro di riflettere per costruire una loro associazione di scopo e comportarsi come soggetto tecnico, con la loro Casa Comune, per rendersi immediatamente conto, tra cuore e ragione, come la produttività attesa del sistema che si propone aumenterebbe a dismisura la capacità di cogliere l’obiettivo, se si partecipasse tutti assieme ad una unica Casa Comune.
    Basterebbe valutare la circostanza della partecipazione, sia al programma politico comune, sia alle Primarie Sempre Aperte ai loro iscritti da candidare, promuovendo una partecipazione alle elezioni che, sul risultato immaginabile, forte dell’adesione e della partecipazione popolare, potrebbe rendere addirittura ininfluente qualsiasi legge elettorale.

    Sarebbe d’interesse dimostrare l’articolazione e le relazioni che insistono sul tema, informando che è già stato presentato su molteplici tavoli d’interesse, tra soggetti che nulla hanno a che vedere con i partiti al governo e all'opposizione in questo frangente.

    L’accoglienza propone prospettive interessanti al progetto di realismo o oggettivismo politico e al suo modello (MERPS - Modello Elettorale di Riequilibrio Politico Sociale), disponibile come metodologia e senza ritenere che sia importante a chi appartenga, perché quel che conta è l’insieme dei soggetti che siano in grado di costruire il “Soggetto Giuridico” tecnico, come “Casa Comune” dei cittadini italiani, a cominciare da quelli che hanno detto NO alla riforma costituzionale il 4 dicembre del 2016.

    Perché non ampliare alla platea più ampia possibile, sulla visione comune dell’attuazione della Costituzione in Parlamento, per la valutazione di un’opportunità di realismo politico, dalla parte dei cittadini, in Italia, come nei Paesi europei?
     
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    Allora, vediamo se sono ancora capace di orientarmi fra i documenti parlamentari.

    Il procedimento legislativo mi pare di capire sia già calendarizzato in Aula alla Camera per oggi 6 giugno 2017 alle ore 12.00 .
    www.camera.it/leg17/1

    Il suo riferimento se io non vado errato è XVII Legislatura, Atto Camera 2352 "TONINELLI ed altri: "Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, in materia di elezione della Camera dei deputati, e al testo unico di cui al decreto legislativo 20 dicembre 1993, n. 533, in materia di elezione del Senato della Repubblica" etc. etc.

    In questo preciso momento mi sembra che il documento più aggiornato uscito dalle Commissioni sia questo:
    http://www.camera.it/leg17/995?sezione=doc...e-sede=-e-tipo=
    http://www.camera.it/leg17/126?tab=2&leg=1...352&sede=&tipo=

    Immagino che se dovesse esserci dell'altro verrebbe pubblicato in questa pagina istituzionale:
    http://www.camera.it/leg17/126?tab=5&leg=1...352&sede=&tipo=
     
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    Qui il resoconto stenografico della seduta di ieri 6 giugno 2017
    http://documenti.camera.it/leg17/resoconti...tenografico.pdf

    A questa pagina dovrebbero essere pubblicati nei prossimi giorni gli stenografici dei lavori successivi:
    www.camera.it/leg17/207

    Edited by Marco De Donno - 10/6/2017, 10:38
     
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    Come immagino tutti abbiamo appreso dai giornali di stamane, pare proprio che sia già definitivamente crollato l'accordo fra partiti tendente a sostenere il disegno di legge sopra richiamato.

    Nella sostanza c'è una rottura fra PD e M5S (entrambi con parecchi malpancisti sia in Parlamento che nella base) consumatasi riguardo ad un emendamento di importanza relativamente marginale che il M5S aveva dichiarato essere fuori dall'accordo e che il PD pensava di poter ugualmente respingere. Invece è passato con diversi deputati di varie formazioni che hanno votato in maniera difforme dalle dichiarazioni del gruppo di appartenenza.

    Non escluderei però che si sia trattato il larga misura di un pretesto e che la rottura vera sia stata in vista della successiva questione delle liste bloccate.

    Non mi è chiaro cosa succederà nell'immediato (cioè se i lavori parlamentari procederanno ugualmente in qualche modo, al momento tecnicamente siamo in rinvio dall'Aula alle Commissioni, ma credo che più che altro dovranno parlarsi i capigruppo e la presidente), comunque le dichiarazioni pubbliche più recenti sembrano indicare che sia saltata qualsiasi possibilità politica di mandare avanti quella specifica formulazione di legge elettorale.

    www.lastampa.it/2017/06/09/italia/p...V1I/pagina.html

    Edited by Marco De Donno - 9/6/2017, 08:46
     
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  13. Henri Schmit
     
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    Una mia analisi critica della proposta di legge elettorale da modello tedesco, approvata martedì 5 giugno in Commissione Affari costituzionali e ritirata ieri 8 giugno dopo un voto contrario dal dibattito in aula, è stata pubblicata oggi su

    Lavoce.info.

    www.lavoce.info/archives/47331/vale...odello-tedesco/.

    L'articolo di Lavoce.info risponde alla proposta formulata qualche giorno fa (qua sopra 5 giugno) da Marco De Donno. La riflessione ormai fa già parte di un passato da archiviare .....

    Finora non sono riuscito a pubblicare l'articolo (una variante del primo messagio di questo thread, comunque disponbile in versione definitiva su www.academia.edu/33331644/La_garan..._costituzionali), molto giuridico e tecnico, ma per questa ragione più di una semplice opinione, contro le liste e le candidature bloccate.

    Ovunque si preferiscono gli slogan firmati dai professoroni alla ricerca argomentata di uno conosciuto.

    Edited by Henri Schmit - 10/6/2017, 17:26
     
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    Ora che i partiti maggiori hanno ammesso il fallimento e -non senza precisi calcoli di convenienza- dichiarano superato l'argomento, si aprono spazi di iniziativa politica nuovi ed insperabili fino ad una manciata di giorni fa.

    Questo sarebbe esattamente il momento giusto per rilanciare.

    Non per fare battaglie divisive per questo o contro quello fra i possibili sistemi elettorali.

    Ma per fare una grande battaglia morale a favore del sacrosanto diritto di scegliere persona per persona chi eleggere in elezioni democratiche. Contro qualsiasi espediente tendente a bloccare le candidature.

    E se non fosse per ottenere una buona legge adesso, almeno come monito per l'avvenire.
     
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  15. Henri Schmit
     
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    A mia conoscenza esistono due petizioni (molto recenti, di fine maggio o inizio giungo), una di MDP articolo uno, l'altra di Possible, equivalenti, entrambe da sostenere, che chiedono al parlamento di rinuniciare a candidature e a liste bloccate. Esiste pure una petizione ancora più recente degli ex-comitati per il no, comitato per la democrazia costituzionale, Anna Falcone, che chiede però prima il proporzionale, poi le preferenze. Non condivido l'approccio perché è divisorio, contrappone i fautori dell'uninominale alla francese (fra cui c'era Massimo D'Alema fino a pochi anni fa) ai fondamentalisti del proprozionale. Insistere sul proporzionale (quale esattamente?) è un vero e proprio dogma basato su una valutazione errata del gioco istituzionale, molto di moda nell'immediato dopoguerra quando vigeva l'idea di una repubblica governata dai partiti, ma ora, diciamo dopo la crisi della partitocrazia, non più accettabile. Il punto è se esistono diritti dei partiti o se la costituzione protegge prima di tutto e a prescindere dallo statuto dei partiti i diritti degli individui. Un sistema proporzionale (da definire) è accettabile, non come dogma, ma come soluzione pragmatica equivalente a tante altre e a patto che non violi i diritti elettorali individuali. Alla fine del 2016 D'Alema sosteneva (nel dibattito con Giacchetti) che in uno scenario tripolare il doppio turno non è più appropriato perché tende ad escludere il terzo polo (M5S). Questo è corretto, ma forse troppo corretto; forse i grillini non meritano tanto riguardo. Personalmente sono sempre stato a favore dell'uninominale di collegio con ballottaggio, ma per evitare divisioni inutili, ho rinunciato a insistere su una determinata soluzione e tentato di formulare le condizioni minime che devono essere rispettate da qualsiasi soluzione: questo criterio supremo è la scelta individuale dei candidati dagli elettori e da loro soli. Prima difendo questo principio (anche attraverso le due petizioni citate all'inizio), poi esprimo la mia preferenza o meglio la convinzione che all'Italia farebbe bene abbracciare senza modifiche il sistema elettorale francese. Se non bastasse bisognerebbe aggungere la fiducia costruttiva da modello tedesco. Ultima osservazione: la petizione è uno strumento debolissimo; nel passato ho proposto senza successo su change.org di formulare un'iniziativa popolare ex articolo 71 per una legge costituzionale che precisa e rinforza i diritti elettorali individuali già fermamente sanciti dagli articoli 1, 3, 48, 49, 51, 56, 58 e inqualche modo pure 67 vigenti della Costituzione. Il problema è che la Corte costituzionale (sentenze 1/2014 e 35/2017) non la intende esattamente così e permette al legislatore di violare il principio di voto libero, uguale, diretto e individuale attraverso liste e candidature blocate a condizione che la restrizione non riguardi tutti gli eletti o che le liste non siano troppo lunghe. Quello che è da combattere oltre le normative dichiarate incostituzionali è questo permissivismo della Corte. Di questo tratta il mio articolo già menzionato: https://www.academia.edu/33331644/La_garan...li_fondamentali.
     
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