banche liquidate

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  1. Giorgio Trenti
     
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    Giorgio Trenti
    Bologna, 26/6/2017

    PD55%
    In quest’anno V il Governo del PD55% ha approvato il DL 25/6/2017 n. 99 per proseguire nella distruzione del sistema bancario italiano.
    Tale decreto realizza la cessione gratuita a Intesa Sanpaolo spa della Banca Popolare di Vicenza spa e di Veneto Banca spa, facendo pagare il costo di 5,185 miliardi di € ai cittadini italiani.
    L’articolo 1 comma 2 recita “Le misure previste dal presente decreto che costituiscono un aiuto di Stato ai sensi dell’articolo 107 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea sono adottate a seguito della positiva decisione della Commissione Europea sulla loro compatibilità con la disciplina dell’Unione Europea in materia di aiuti di Stato.”.
    In buona sostanza, il Governo italiano è contento di regalare 5,185 miliardi di €, invece di acquisire al patrimonio dello Stato Italiano, per la stessa cifra, due banche di medie dimensioni.

    ANNI TRENTA
    Nel 1933, il Governo del PNF si trovò ad affrontare un’analoga crisi economica.
    Esso, Governo, acquisì al patrimonio pubblico le più importanti banche e le più grandi industrie.
    Lo Stato diventò proprietario del 20% di tutto il capitale azionario italiano. I governi del dopoguerra indirizzarono quelle strutture industriali e finanziarie allo sviluppo economico della Nazione.

    DECADENZA
    Questo governo si situa nel punto più basso dell’economia italiana, ma già l’azione dei governi negli ultimi 50 anni ha evidenziato una diffusa insipienza dei ministri nel capire la situazione. Sempre hanno lasciato agire, la Banca d’Italia prima e la BCE dopo, organismi totalmente burocratici.
    Sempre più spesso i deboli governativi dicono che le regole europee non consentono autonomia, ammettendo, così, la loro incapacità.

    UNIONE EUROPEA
    I trattati dell’Unione Europea violano l’articolo 11 della Costituzione, che non ammette la presenza in Italia di norme estere atte a limitare la sovranità italiana: essa spetta solo al popolo.
    Riguardo all’economia, nell’arco di 50 anni di regole europee, non si ha memoria che esse abbiano influito positivamente in Italia.
    Negli anni sessanta l’agricoltura nazionale è stata danneggiata in modo grave. Negli anni successivi, crisi si sono verificate in tutti i settori industriali, alcuni ridotti al minimo.
    La devoluzione del settore bancario e monetario alla BCE completa l’opera, con la complicità del governo.

    PARLAMENTARI
    Il DL deve essere convertito in legge entro 60 giorni. I parlamentari possono modificarlo radicalmente.
    Purtroppo, hanno dimostrato scarsa autonomia decisionale, tendendo ad assumere il ruolo di meri usvigli nelle mani delle segreterie dei partiti.

    Webaziendalistibancheliquidate.doc
     
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  2. Henri Schmit
     
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    Interessante e ampiamente condivisibile.

    Il sistema banciario era cotto già nel 2008. Unicredit alla fine di quell'anno è precipitato in borso al punto che si doveva temere il peggio. Nonostante ciò è stata diffusa la controverità delle banche sane, per motivi di sopravvivenza, prima dele banche poi del governo e infine del paese. Mentre tutti gli altri paesi risanavano, anzi salvavano le loro banche con interventi pubblici. Tre anni dopol'inizio della crisi mondiale del debito è caduto il governo peggiore della storia repubblicana con lo spread a 574 punti se ricordo bene. Il governo di salute pubblica sostenuto da tutti gli schieramenti ha fatto riforme pesanti e dolorose, letteralmente per salvare il paese e permettere alla zona euro di non rifondarsi (senza l'Italia, senza la Grecia, e forse senza altri). Nel 2011-12 il governo Monti ha omesso di occuparsi del focolaio banciario, e le autorità di vigilanza l'hanno colpevolmente ignorato, tacciuto, occultato, perché la prima priorità del momento, il grande incendio da segnere, era la tenuta dei conti pubblici con tutto quello che già era di dominio pubblico. Dopo Monti i tre governi PD hanno sempre rinviato la pattata bollente a quello successivo; Renzi addirittura se n'è servito per far pressione a favore del si al suo referendum. E quindi poco generoso dare ora tutte le colpe al povero e debole governo Gentiloni di aver risolto la questione delle veneto come meglio riusciva, cioè girando la parte sana a Intesa e accollando allo stato tutti i problemi e i rischi (in sostanza le sofferenze, le subordinate e gli esuberi). Dopo l'intervento di Atlante (che sta per investimenti a fondo perduto, anche da parte Intesa!) era difficile chiedere altri soldi all'unica grossa banca sana in questo paese. La soluzione della questione bancaria riflette semplicemente l'incapacità del sistema Italia (politica, vigilanza, opinione pubblica) di guardare i problemi in faccia e di risolvere in modo netto ed onesto (cioè senza tirare in ballo le responsabilità di altri, in questo caso dell'UE).

    Capisco male l'argomento dell'articolo 11 per sostenere l'incostitutionalità della normativa UE. Quello che condivido è che c'è un problema vero, reale e concreto sulla sede della sovranità, o meglio sul potere supremo che alla fine dovrebbe appartenere - come dichiara l'articolo 1 - al popolo, ai cittadini. Si tratta semplicemente dell'assioma fondamentale della teoria democratica. Come vogliamo che il principio sia rispettato in Europa se - nonostante la costitutuzione più bella del mondo (lo dico senza ironia, ma anche senza entusiasmo) - non siamo capaci di farlo rispettare a casa nostra (per le competenze comunque rimaste nostre)?
     
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    Già.
    Personalmente non sono un estimatore del Governo attuale, ma se lo metto a confronto con i precedenti quattro non mi pare ci sia motivo per sostenere che sia fra i peggiori. Questo naturalmente non significa neanche che ci sia da essere soddisfatti, né dell'operato complessivo né per via della presenza nel Consiglio di più di un personaggio di livello decisamente imbarazzante e nemmeno per via della composizione della alleanza parlamentare che lo sostiene.

    Però mi chiedo: sulla operazione banche voci dell'opposizione e liberi opinionisti lamentano che invece di regalare soldi del Contribuente a soggetti privati si sarebbe dovuto "nazionalizzare".
    Possibile che non siamo capaci nemmeno di immaginarcelo un sistema nel quale l'intervento dello Stato in economia sia una eventualità da esercitare con prudenza e allo stesso tempo all'occorrenza energicamente, ma senza trasformare stabilmente il Pubblico in un qualsiasi concorrente del mercato?

    Le regole europee possono essere di applicazione stoltamente rigida o persino storicamente iniqua da un caso all'altro negli anni, ma siamo davvero convinti che esse discendano da idee di fondo così sbagliate ?
     
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  4. Henri Schmit
     
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    Provo ad esporre a chi può interessare le mie idee precise sul problema delle banche.

    Non è la nazionalizzazione in se che è contestabile, ma il modo sbagliato di farla, regalando soldi ai privati (amici), o sostituendo in modo definitivo lo stato, la burocrazia, gli impieghi clientelari e per questo di solito pletorici, ai privati, creando spesso più danni che benefici.

    In teoria quando un'attività privata rischia di creare attraverso il fallimento, la chiusura e la liquidazione dei danni inaccettabili alla comunità, l'ultimo rimedio è nazionalizzare. Invece di regalare soldi pubblici ai finanziatori dell’azienda gestita in modo fallimentare sarebbe giusto azzerare (cioè far perdere interamente) non solo il capitale, ma anche le obbligazioni (subordinate e ordinarie), o almeno una quota cospicua del loro valore. Un'altra soluzione che evita di azzerare il capitale è concedere prestiti pubblici alla società non più in grado di finanziarsi sul mercato; ovviamente a condizioni di favore per il creditore pubblico (tassi e privilegio sugli altri creditori), se fatto correttamente. In caso di nazionalizzazione di una banca azionisti (e obbligazionisti) dovrebbero perdere TUTTO per permettere che la banca salvi 1. i depositi 2. i crediti in bonis e 3. i dipendenti, o una parte di loro. All’inizio dell’ultima crisi mondiale anche negli USA sono stati iniettati soldi pubblici in numerosi istituti privati. Un paio di anni dopo lo stato federale è uscito di nuovo incassando i dovuti guadagni.

    In teoria questo era possibile in Italia nel periodo 2008-2015, poi l'UE ha detto, unanime, con effetto 1.1.2016, basta buttare soldi dei contribuenti (bail-out) in banche decotte, meglio imporre il bail-in, cioè la perdita in questo ordine, degli azionisti, obbligazionisti subordinati, obbligazionisti ordinari, depositanti oltre i 100 K €.

    Un errore colossale commesso con il dissesto delle banche italiane è stata la perdita di tempo, non aver individuato la situazione reale subito all'inizio della crisi, quando il governo raccontava la storia dei ristoranti pieni, delle banche migliori dell'eurozona, etc., o almeno prima del 2016. A una certa data hanno dovuto cambiare le regole di misurazione e di contabilizzazione delle sofferenze ed è venuta fuori la verità, e a causa dell’enormità dei crediti irrecuperabili, il disastro: volumi pari a tre volte la media €-zona , un terzo di tutta la €-zona, 350 miliardi di valore nominale, che oggi valgono fra i 150 e i 70 miliardi (prezzo offerto dagli operatori e fondi avvoltoio sul mercato). Si tratta di una gravissima negligenza delle autorità di vigilanza, di omissione e di connivenza nell’occultamento della situazione reale, per aiutare le banche e il governo di turno.

    Anche dopo lo scoppio della crisi nera che ha colpito mondialmente la finanza e i debitori più deboli, le banche meno scrupolose hanno emesso, per migliorare il loro parametri di solvibilità, delle obbligazioni subordinate collocate non solo sul mercato (professionale) ma anche presso i loro clienti al dettaglio senza rivelare loro l'enormità dei rischi. Tale comportamento è ostacolato, condizionato, più che vietato dalle norme europee (Mifid) introdotte in Italia circa 10 anni fa; la normativa crea delle responsabilità in capo al collocatore in caso di vendita inappropriata, aggravate in caso di conflitto d’interesse. Tutti parlano di conflitti d’interesse, ma le autorità di vigilanza sono le prime a dimostrarsi incapaci di capirne il significato. La Consob ha approvato i prospetti obbligatori per le emissioni subordinate e Banca d'Italia avvisata obbligatoriamente in anticipo su tutte le operazioni sul capitale e sull’indebitamento delle banche non ha battuto ciglio. Il collocamento in parte truffaldino delle subordinate presso i clienti ignari è stato un ulteriore disastro combinato per occultare il disastro iniziale delle sofferenze. Non si parla abbastanza in modo preciso degli errori e delle loro cause; si dà ampia voce alle proteste e alla rabbia della gente, ma non si descrivono razionalmente gli errori commessi da gli uni e dagli altri, e non so quanto si indaghi sulle responsabilità. Oltre l’iniziale disinformazione (in particolare da parte dell’ABI, Pattuelli, spesso in tv, quando si parlava delle 4 popolari, ma anche da parte del governo e delle autorità di vigilanza) regna una certa omertà, tipica di situazioni in cui il potere crudo (il potere economico e la politica) prevale sulle regole (lo stato, le istituzioni).

    Quando si votava per il referendum i giochi erano già fatti, i margini di scelta del governo erano ormai strettissimi. All’inizio coraggioso, per esempio con le banche popolari trasformate in società per azioni ordinarie, con il passare del tempo Renzi per non perdere consensi non ha più voluto occuparsi della questione bancaria, era nel suo interesse nascondere la gravità dei problemi e utilizzare il rischio bancario per minacciare gli elettori che una bocciatura della sua riforma avrebbe peggiorato la situazione del paese e del sistema bancario. Gli elettori per fortuna non ci sono cascati.

    Anche la vicenda della Boschi rientra in questa logica. Lei è da cacciare per sempre per le sue responsabilità nella doppia riforma (costituzionale e elettorale) truffaldina bocciata dal verdetto popolare e dalla Corte costituzionale. Nella vicenda della banca di Arezzo però, la ministra non ha, secondo me, tutte le colpe che i giornalisti e l’opposizione le attribuiscono. Quando suo padre è entrato nel consiglio della BPEtruria e quando in un periodo altamente sospetto (siamo nel 2013, se non sbaglio) è stato nominato vice-presidente, è Banca d’Italia che avrebbe dovuto capire che questo signore veniva promosso per creare coperture di alto livello ai manager (incapaci e disonesti) di una banca in difficoltà dal 2009. Mentire in parlamento è una cosa grave, cercare di vantaggiare una banca in particolare un’altra, entrambe da sanzionare, ma chiedere al capo di Unicredit se non può valutare l’acquisto delle banche in dissesto non è né un reato né un errore; è peraltro esattamente quello che tardivamente il governo è riuscito a far fare a Intesa per la parte buona delle venete.

    Con le due venete il governo Gentiloni, misero e debole, condizionato da più parti, infetto da numerosi agenti di Renzi, ha fatto - nei limiti di quello che era ancora possibile - secondo me comunque più o meno la cosa giusta. Banca Intesa approfitta relativamente; attraverso il fondo Atlante ‘ha già dato’; il suo AD Messina è una persona tosta, capace e, a quanto sembra, indipendente dagli interessi occulti. Anche lui ha fatto, adesso, la cosa più giusta per la sua banca che non è la croce rossa.

    Il disastro comunque non è ancora terminato. Dove trovare tutti i soldi per sostenere le varie banche? Come far quadrare i conti pubblici già duramente messi alla prova (e non per colpa dell’UE)? Non si può escludere che altre vicende brutte, finora nascoste, vengano alla luce. Molte banche hanno sbagliato, alcune hanno commesso (o non saputo evitare che loro dipendenti infedeli commettessero) gravi reati, a danno di altri privati e dello stato. Ho vissuto personalmente, da vittima collaterale troppo ingenua, una di queste vicende che non posso raccontare qua. Le procure lavorano troppo lentamente, le procedure civili e penali sono bizantine, lenti ed inefficienti, la giustizia è spesso una lotteria, i giornali parlano di tutt'altro, e il numero impressionante di falle del sistema che lentamente emergono rischia di relativizzare, di soppiantare, di far dimenticare le colpe individuali dei più colpevoli: quelli che nelle zone d'ombra del sistema si sono arricchiti personalmente attraverso operazioni deviate o truffaldine. Alla fine c’è tutto un sistema, una percentuale consistente dell’economia del paese, che vive di queste inefficienze, delle lentezze, del bizantinismo, della finta lotta alle irregolarità o addirittura partecipando all’illegalità. Purtroppo non sono un magistrato. Sarei peggio di Di Pietro.

    Edited by Henri Schmit - 3/7/2017, 13:30
     
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    E’ appena possibile che ci sia qualche sfumatura di differenza fra ciò che io e te intendiamo con la parola “nazionalizzazione”, ma in definitiva pare che sul concreto non la pensiamo poi tanto diversamente. Non mi stupisce né l’una né l’altra considerazione.

    Posso solo aggiungere che se questo governo è complessivamente insoddisfacente anche perché ancora troppo simile al precedente (decisamente bisognerebbe lavorare per trovarne presto uno migliore), e non ha veramente risolto strutturalmente nessun problema, ho però i brividi a pensare come avrebbe gestito la medesima criticità un eventuale governo pseudoliberista. Per non parlare del M5S: con tutta la simpatia d’afflato ideale, ma come pensiamo che avrebbe gestito una situazione dagli equilibri tanto precari una eventuale maggioranza governativa monocolore del M5S?

    Le vecchie cartucce sono semplicemente finite, tanto quelle dei rottamatori quanto quelle dei rottamati. Inutile cercare soluzioni fra gli avanzi dell’ultimo venticinquennio. Bisogna che ci inventiamo qualcosa d’altro.
     
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  6. Henri Schmit
     
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    Il liberismo è un errore o un inganno. Loro trasformano una regola prudenziale che dice "attenti, se intervenite troppo nell'economia, create più danni che benefici" in un principio assoluto "è dannoso intervenire nell'economia". L'errore diviene inganno quando chi lo professa è interessato senza crederci nemmeno.

    Nessuno, nemmeno i liberisti più estremi, contestano (o possono contestare) che lo stato sta al di sopra degli operatori economici. Senza stato (regole e polizia) non c'è mercato. Il problema è che (in numerosi paesi) il potere pubblico è supino agli interessi economici. Manca un passo per dire che è corrotto. La tentazione e quindi il rischio che quelli che sono al potere se ne servono nell'interesse proprio, c'è sempre, anche in paesi più virtuosi dell'Italia. Solo con istituzioni democratiche ineccepibili è possibile evitare i peggiori abusi.

    Detto ciò non bisogna confondere l'ideologia liberista (1. incoerente e 2. interessata) con i principi liberali, non quelli dei partiti liberali di prima della prima guerra, o dei neo-liberisti post-thatcheriani e post-reaganiani, ma la tradizione liberaldemocratica che ha fondato la nostra cultura politica, da oltre 200/300 anni.

    Con il suffragio universale che permetteva di votare alle masse indifese, in gran parte ignoranti o quantomeno facili a ingannare, sono nati i movimenti socialisti, termine che vuol semplicemente dire che non bisogna ostacolare ma favorire l'associazione fra più uomini con gli stessi interessi e con gli stessi obiettivi. Questo spiega la nascita del voto proporzionale di lista. I falsi liberali dell'800 si opponevano alle associazioni operaie e politiche e insistevano che si votasse solo per individui.

    Oggi questi ostacoli sono superati. Nessuno contesta la legittimità di sindacati, movimenti civici, class action giudiziarie (anche se manca magari lo strumento giuridico), petizioni politiche, partiti politici di massa etc. Oggi al contrario c'è un rischio che le strutture del passato con i loro poteri consolidati attraverso il tempo pretendano avere diritti che possono opporre ai singoli o che prevalgono su quelli dei singoli. Se accettiamo queste pretese, vuol dire che abbiamo perso la bussola. Chi ci guadagna (i capipartito, ma non solo) ovviamente difende questi falsi diritti, mentre i veri riformatori progressisti dovrebbero sempre insistere sui diritti supremi dei singoli. I più deboli hanno il vantaggio del numero. Se si fanno corrompere, ingannare, sfruttare, schiavizzare, bisogna agire prima sulle coscienze.

    Perché dico questo: perché (in virtù della logica del pendolo) è in corso una tendenza contro il neo-liberismo che rischia di buttare via anche la parte sana del liberalismo, cioè il vero liberalismo che non accetta che le strutture prevalgono sugli uomini, a parte attraverso decisioni democratiche legittime. Ho partecipato a alcune riunioni (per esempio nella Casa della Cultura a Milano) dove ho sentito dei relatori anche di profilo accademico commettere questo eccesso, se no: questo errore.

    In questo ci sta secondo me tutto il problema della "crisi della rappresentanza politica", della diffidenza diffusa verso la politica, dell'antipolitica e dei movimenti anti-partitici. Se le procedure non sono libere, eque, trasparenti, verificabili, correggibili etc, prima o poi, soprattutto quando la gente comincia a stare particolarmente male, e quando mancano le soluzioni, come adesso, ormai da quasi dieci anni, non accetta più i trucchi, gli stratagemmi, gli inganni, i soprusi, etc etc etc. e alla fine rischia di essere contro tutto, a parte il nuovo perché nuovo benché imprevedibile.


    Riassumo come solgan: non c'è gustizia senza libertà. In altre parole, la giustizia decisa unilateralmente, senza rispettare i diritti dei singoli, è dispotismo. Non esiste una politica progressista senza la difesa della libertà.

    Almeno così la vedo io.
     
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  7. Giorgio Trenti
     
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    Bologna, 31/7/2017


    PD55%
    In quest’anno V del PD55%, il Governo ha fatto approvare dal Senato il disegno di legge S2879 di conversione del DL 25/6/2017 n. 99 per proseguire nella distruzione del sistema bancario italiano.
    Tale decreto realizza la cessione gratuita a Intesa Sanpaolo spa della Banca Popolare di Vicenza spa e di Veneto Banca spa, facendo pagare il costo di 5,185 miliardi di € ai cittadini italiani.
    L’articolo 1 comma 2 recita “Le misure previste dal presente decreto che costituiscono un aiuto di Stato ai sensi dell’articolo 107 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea sono adottate a seguito della positiva decisione della Commissione Europea sulla loro compatibilità con la disciplina dell’Unione Europea in materia di aiuti di Stato.”.
    In buona sostanza, il Governo italiano è contento di regalare 5,185 miliardi di €, invece di acquisire al patrimonio dello Stato Italiano, per la stessa cifra, due banche di medie dimensioni.

    UNIONE EUROPEA
    Sempre più spesso i deboli governi sono dipendenti dalle regole europee, riconoscendo, così, la loro incapacità.
    I trattati dell’Unione Europea violano l’articolo 11 della Costituzione, che non ammette la presenza in Italia di norme estere atte a limitare la sovranità italiana: essa spetta solo al popolo.
    Riguardo all’economia, le regole europee hanno danneggiato l’agricoltura e l’industria nazionali.
    La devoluzione del settore bancario e monetario alla BCE completa l’opera, con la complicità del governo.

    QUESTIONE DI FIDUCIA
    Il Governo ha posto la questione di fiducia, per impedire la trattazione e la votazione sui singoli articoli, violando l’articolo 72 della Costituzione, che prescrive l’approvazione articolo per articolo, prima di quella finale.
    Tale comportamento rappresenta la soppressione di una libertà garantita dalla Costituzione.

    ATTUAZIONE DELLA COSTITUZIONE
    (Legge 20/6/1952 n. 645 Articolo 1) “… si ha riorganizzazione del disciolto partito fascista quando un’associazione … persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista …. propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione …”.

    AUTORITARISMO
    Il comportamento del Governo, perfettamente in linea con la filiera di soppressione di una libertà garantita dalla Costituzione, Napolitano Berlusconi Monti Letta Renzi PD55% Mattarella Gentiloni, prosegue quest’odiosa pratica.
    Occorre riportare la governabilità dell’Italia nella disponibilità del popolo sovrano, mettendo in disparte i partiti e le persone autoritarie.


    Webaziendalistibancheliquidate.doc
     
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